
Annuncio credibile
di don Silvio Longobardi
Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 13,31-33a.34-35)
Quando Giuda fu uscito [dal cenacolo], Gesù disse: «Ora il Figlio dell’uomo è stato glorificato, e Dio è stato glorificato in lui. Se Dio è stato glorificato in lui, anche Dio lo glorificherà da parte sua e lo glorificherà subito. Figlioli, ancora per poco sono con voi. Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri. Come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri. Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli: se avete amore gli uni per gli altri».
Il commento
Come può essere nuovo un comandamento che è scritto nel cuore? In realtà amare è il comandamento più antico che conosciamo perché è scritto nel nostro codice genetico. Ogni uomo sente il bisogno di amare e di essere amato. Vivere significa amare. Se manca l’amore, anche se fosse piena di cose l’esistenza perde ogni valore. Chi percepisce il bisogno di ricevere amore, non può non sentire anche la necessità di donare amore. A meno di non essere affetto dall’egocentrismo patologico di chi vuole solo ricevere e mai dare. Si tratta dunque di un comandamento antico. E tuttavia, Gesù lo presenta come “un comandamento nuovo” perché non si limita a chiedere quell’amore che appartiene per natura ad ogni essere umano. Lui chiede di vivere a partire e nella luce della sua Pasqua, chiede di camminare nei sentieri di un amore che fa della vita un dono gratuito e senza riserve. Proprio come ha fatto Lui. Una vita come questa, per quanto imperfetta e fragile, diventa un annuncio credibile e un frammento luminoso di quel Regno in cui nessun è bisognoso.
La novità del comandamento viene esplicitata da queste parole: “come io ho amato voi” (13,35). Il comandamento muovo non si misura più con il bisogno umano ma con la testimonianza data da Gesù. Si tratta senza dubbio di una parola sorprendente ed esigente. Dobbiamo riconoscere che Gesù chiede troppo. In fondo è questo il timbro del cristianesimo che non misura la vita con il metro del possibile. Questo è il criterio comune che appartiene a tutte le persone che vivono con coscienza e responsabilità. Ai suoi discepoli Gesù chiede di varcare la fragile soglia del possibile, che spesso è dettata dalla prudenza umana, e di esplorare quei sentieri che appaiono impraticabili o addirittura impossibili. I santi sono quelli che hanno varcato questa soglia, sono andati ben oltre quello che sembrava umanamente ragionevole. Il cristianesimo è una bella avventura perché ci fa andare oltre noi stessi. Beati coloro che accolgono con fiducia l’insegnamento di Gesù e fanno di questa parola il cuore della propria esistenza.
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