Briciole di Vangelo - Tempo di Pasqua

22 maggio 2019

22 Maggio 2019

Senza di me

di don Silvio Longobardi

Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 15, 1-8)
In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: «Io sono la vite vera e il Padre mio è l’agricoltore. Ogni tralcio che in me non porta frutto, lo taglia, e ogni tralcio che porta frutto, lo pota perché porti più frutto. Voi siete già puri, a causa della parola che vi ho annunciato. Rimanete in me e io in voi. Come il tralcio non può portare frutto da se stesso se non rimane nella vite, così neanche voi se non rimanete in me. Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me, e io in lui, porta molto frutto, perché senza di me non potete fare nulla. Chi non rimane in me viene gettato via come il tralcio e secca; poi lo raccolgono, lo gettano nel fuoco e lo bruciano. Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quello che volete e vi sarà fatto. In questo è glorificato il Padre mio: che portiate molto frutto e diventiate miei discepoli».

Il commento

Senza di me non potete fare nulla” (15,5). La parabola della vite e dei tralci contiene questa salutare provocazione che contesta ogni presunzione e ricorda la radicale fragilità della condizione umana. D’altra parte, se rileggiamo con onestà la nostra vita non facciamo fatica a riconoscere la velleità dei progetti elaborati con la nostra intelligenza e/o la scarsa efficacia delle opere che abbiamo realizzato. Dobbiamo purtroppo constatare che l’egoismo accompagna e inquina l’esistenza e contagia anche i migliori propositi, non sempre i gesti corrispondono alle intenzioni. Anzi, vi sono opere in cui il desiderio sincero di offrire un servizio al prossimo s’intreccia con una malcelata volontà di affermare se stessi. Vi sono poi quelle situazioni, purtroppo non rare, in cui è facile perdere l’iniziale entusiasmo e scoprire di non avere più la necessaria determinazione. Insomma, quando non è Dio il principio del nostro agire, non è neppure la meta ultima. In questi casi, è l’io che finisce per comandare. Con risultati disastrosi. Il Vangelo di oggi ricorda, che quella radicalità che non ammette sfumature, che la fecondità della nostra vita scaturisce unicamente dall’unità con Cristo. Per questo la nostra principale preoccupazione è quella di custodire quella grazia che, a partire dal battesimo, ci ha resi uno con Cristo Gesù. Più che costruire, dobbiamo custodire. Prima di mettere in cantiere progetti, dobbiamo consegnare la nostra vita. Prima di andare, dobbiamo sostare ai piedi del Tabernacolo. Se restiamo uniti a Lui e se la sua Parola rimane in noi (15,7), siamo certi di poter compiere prodigi perché diamo a Dio la possibilità di agire in noi e attraverso di noi.

Ti ringraziamo, Padre: la Parola che oggi risuona ci ricorda che la vita santa consiste nell’essere e nel restare saldamente attaccati al tuo Figlio, come i tralci alla vite. Insegnaci a non vivere come liberi professionisti che pretendono assoluta autonomia. Fa’ che restiamo figli obbedienti e diventiamo umili servi che dipendono da Te in ogni cosa. Amen



Briciole di Vangelo

di don Silvio Longobardi

s.longobardi@puntofamiglia.net

“Tutti da Te aspettano che tu dia loro il cibo in tempo opportuno”, dice il salmista. Il buon Dio non fa mancare il pane ai suoi figli. La Parola accompagna e sostiene il cammino della Chiesa, dona luce e forza a coloro che cercano la verità, indica la via della fedeltà. Ogni giorno risuona questa Parola. Ho voluto raccogliere qualche briciola di questo banchetto che rallegra il cuore per condividere con i fratelli la gioia della fede e la speranza del Vangelo.


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