Vita

“Signora ha ancora tempo per abortire”: la tentazione che si trasforma in vita

donna

di Paola Marozzi Bonzi

L’intervento per interrompere la gravidanza è già fissato. Non c’è tempo. Bisogna intervenire subito e spesso basta un colloquio, solo uno per decidere le sorti di una nuova vita. Dal Cav della Magiagalli di Milano la storia di Daniela.

Erano i primi giorni del mese di marzo. Dalla nostra segreteria mi fanno sapere che c’è stata una telefonata tipo S.O.S. «Ma ci ha lasciato il suo recapito?» chiedo con una certa ansia. «Sì, sì, – mi rassicurano – anzi, Daniela aspetta una tua telefonata». Quella delle telefonate a persone già prenotate per l’interruzione della loro gravidanza, è come una doppia giravolta senza nessuna rete di protezione! Arriva come una tegola sulla testa della persona che chissà cosa sta facendo in quel momento. Ti devi presentare, la voce calma, il temperamento sereno. Da sempre, però, molti bambini sono nati anche per una telefonata e, quindi, con un po’ di perplessità, chiamo Daniela, prenotata per l’interruzione il 20 marzo.

Quando mi sente e capisce chi sono, le sfugge un «Grazie!». È molto preoccupata e spaventata, dice di conoscermi e di volermi parlare di persona. «Venga a trovarmi, ma presto. Non mi pare che abbiamo molto tempo a disposizione. L’aspetto!» Ci incontriamo un mercoledì mattina mentre le campane suonavano le 11: «S’accomodi, Daniela! Prende qualcosa?». Non vuole niente, solo essere ascoltata. «Ho sempre fatto cose sbagliate – esordisce – anche il mio bambino Federico di cinque anni dal quale oggi non riesco a staccarmi, non lo volevo. Ha fatto irruzione nella mia vita rivoltandomela come un guanto. Le mie storie sentimentali? Tutte sbagliate e devastanti. Tanti uomini che mi hanno fatto sentire l’unica donna al mondo ma che si sono tirati indietro davanti alla nascita di un figlio. È successo con Federico e sta accadendo anche ora. C’è un unico uomo che si prende cura di me colmandomi di attenzioni, facendosi carico dei miei bisogni. Non c’entra con i miei bambini, lui è buono e generoso, ma non è l’uomo della mia vita».

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Non prende neppure fiato, Daniela è come un torrente di montagna che scende a valle rotolando con gran forza, portando con sé tutto ciò che incontra sulla sua corsa. Io mi sento un po’ catturata e accetto di rotolare, speriamo non rovinosamente, con lei. Ha una famiglia, una famiglia una madre molto forte che le ha dato una figura paterna ma che non si è mai voluta mettere in discussione. Faticoso! Poi parla di Federico: «È tutta la mia vita. Mi sembra di tradirlo facendo nascere il bambino che aspetto. Da quando so della gravidanza, lo tengo a dormire con me tenendolo stretto». Sommessamente le ricordo che anche Federico è stato un piccolo bimbo non cercato e non accettato e ora… Daniela è una donna intelligente e capisce al volo. «Sono incoerente, lo so. Mi caccio sempre nei guai e mi ritrovo sempre da sola a sbrogliare la matassa che io stessa ho ingarbugliato». «Intanto siamo qua in due e se me lo permetterà, potremo fare un po’ di strada insieme. Mi chiedo, per esempio, se qualcuno le ha parlato del dolore delle donne che hanno abortito. Mi ha appena scritto Laura che ha, purtroppo, fatto questa esperienza. Una lettera che ti prende allo stomaco e mi ha chiesto di farla conoscere. Posso inviargliela, se vuole, potrebbe aiutarla a riflettere prima che sia troppo tardi». 

Con questa proposta, la promessa di aiuti che faciliterebbero la sua vita e il proposito di risentirci, ci lasciamo. Mi sento come svuotata e mi piacerebbe risentirla presto. Invece silenzio, un silenzio che mi attanagliava lo stomaco appena rimanevo sola con i miei pensieri. Fino a quando una mattina mi sveglio e immediatamente realizzo che siamo al 20 di marzo. Dove sarà Daniela? Sono al Centro di Aiuto alla Vita, sto facendo un colloquio. Non rispondo quasi mai al cellulare durante i colloqui, ma quel giorno… «Sono Daniela – e, mentre mi sembra di camminare su un filo di lana – è suonata la sveglia, dovevo andare in ospedale, ma mi sono girata dall’altra parte e mi sono riaddormentata. Più tardi ho telefonato in ospedale per annullare l’appuntamento e mi hanno detto: “Signora ha ancora tempo, può sempre cambiare idea”. Che tentazione!». La felicità colorata di allegrezza si stempera. Inizia un’altra fase di attesa sospesa. I giorni, uno dopo l’altro, trascorrono senza notizie. Quella frase “È una tentazione” ritorna inesorabilmente. Poi, poco prima di Pasqua mi arriva la notizia: «È una bambina!»

La gioia dilaga ignorando gli argini. Grazie Daniela!




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