
Le spine non mancheranno
di don Silvio Longobardi
Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 15,18-21)
In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: «Se il mondo vi odia, sappiate che prima di voi ha odiato me. Se foste del mondo, il mondo amerebbe ciò che è suo; poiché invece non siete del mondo, ma vi ho scelti io dal mondo, per questo il mondo vi odia. Ricordatevi della parola che io vi ho detto: “Un servo non è più grande del suo padrone”. Se hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi; se hanno osservato la mia parola, osserveranno anche la vostra. Ma faranno a voi tutto questo a causa del mio nome, perché non conoscono colui che mi ha mandato».
Il commento
“Se hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi” (Gv 15,20). Stando a queste parole – che contengono un indiscutibile valore profetico – nel suo cammino la Chiesa incontrerà sempre ostilità. Inutile gridare al complotto. C’è dunque un’opposizione tra la parola che Gesù annuncia e quello che il mondo attende. Ogni lettura irenica chiude gli occhi sulla realtà. Non possiamo dare al Vangelo un’interpretazione troppo accomodante, d’altra parte, l’esito drammatico della vicenda terrena di Gesù non permette di coltivare illusioni. Le parole di Gesù sono scandalose per quei cristiani che cercano la via più comoda. Il Maestro non fa nulla per attenuare la carica provocatoria del suo messaggio, non vuole ammaliare ma scuotere la coscienza. Non teme di disturbare, anzi. Se il cristianesimo avesse ripetuto quelle cose che tutti già sapevano, non avrebbe posto le basi per una vera rivoluzione nella storia. Il Nazareno avverte i discepoli che lungo il cammino della storia troveranno non poche spine. E tuttavia, non invita a rispondere al male con la violenza. Non suggerisce di combattere ma di seminare quella Parola che risana le ferite e vince l’odio. La rivoluzione passa attraverso la forza dell’annuncio e della carità. La paura potrebbe suggerire un atteggiamento più remissivo. Sarebbe una reazione radicalmente contraria al Vangelo, come diceva Paolo VI: “Il predicatore del Vangelo sarà colui che, anche a prezzo della rinuncia personale e della sofferenza, ricerca sempre la verità che deve trasmettere agli altri. Egli non tradisce né dissimula mai la verità per piacere agli uomini, per stupire o sbalordire, né per originalità o desiderio di mettersi in mostra. Egli non rifiuta la verità; non offusca la verità rivelata per pigrizia nel ricercarla, per comodità o per paura” (Evangelii nuntiandi, 78). Dopo aver dichiarato di trovarsi in carcere a causa del Signore, l’apostolo Paolo invita il discepolo Timoteo a non vergognarsi della sua fede, anzi lo esorta con queste parole: “Soffri anche tu insieme con me per il vangelo, aiutato dalla forza di Dio” (2Tm 1,8). È questa la strada che oggi ci impegniamo a seguire.
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