Briciole di Vangelo - Tempo di Pasqua

28 maggio 2019

28 Maggio 2019

Guardare oltre

di don Silvio Longobardi

Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 16,5-11)
In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: «Ora vado da colui che mi ha mandato e nessuno di voi mi domanda: “Dove vai?”. Anzi, perché vi ho detto questo, la tristezza ha riempito il vostro cuore. Ma io vi dico la verità: è bene per voi che io me ne vada, perché, se non me ne vado, non verrà a voi il Paràclito; se invece me ne vado, lo manderò a voi. E quando sarà venuto, dimostrerà la colpa del mondo riguardo al peccato, alla giustizia e al giudizio. Riguardo al peccato, perché non credono in me; riguardo alla giustizia, perché vado al Padre e non mi vedrete più; riguardo al giudizio, perché il principe di questo mondo è già condannato».

Il commento

È bene per voi che io me ne vada” (16,7). Gesù annuncia sempre più chiaramente che la sua missione terrena volge al termine ma, con altrettanta chiarezza, dice che l’opera salvifica continua. Questa parola dovrebbe riempire di gioia i discepoli, l’evangelista invece sottolinea che sono talmente tristi da restare muti (16,5). È quello che accade ogni volta che restiamo chiusi nel passato, guardiamo con crescente inquietudine le foglie e non sappiamo vedere le gemme che crescono (don Tonino Bello). Gesù invece invita a guardare oltre. Il brano evangelico è illuminato dalla promessa dell’ormai prossima venuta dello Spirito Paraclito che porta a compimento quella Parola che il Padre ha rivelato e realizzato per mezzo del Figlio. Il ministero fondamentale dello Spirito viene sintetizzo in questa espressione: “E quando sarà venuto, dimostrerà la colpa [elénchexedel mondo riguardo al peccato, alla giustizia e al giudizio” (16,8). Il verbo elénchō significa condannareconfutarecorreggere. Gesù annuncia che l’opera fondamentale dello Spirito è quella di inchiodare l’uomo alle sue responsabilità mettendo in evidenza la radice e la gravità del male che attraversa la storia: “Riguardo al peccato, perché non credono in me” (16,9). Il peccato, in ultima analisi, consiste nel rifiutare di riconoscere la sua identità divina. Questo accade non solo quando formalmente neghiamo la sua divinità ma anche quando dubitiamo della sua presenza e/o non riconosciamo la sua potenza salvifica. Tante volte rimproveriamo il Signore di non prendersi cura di noi. In realtà siamo noi che lo abbiamo abbandonato, non crediamo nel suo amore, pretendiamo di misurare la Provvidenza, chiediamo di non essere raggiunti dalla sofferenza. Insomma, vogliamo essere noi a dettare le condizioni della felicità. E finiamo così per diventare lamentosi, come bambini capricciosi. Oggi chiediamo la grazia di accogliere lo Spirito per riconoscere con gratitudine i benefici ricevuti e impegnarci con maggiore determinazione nell’opera che Dio realizza lungo i secoli.

 



Briciole di Vangelo

di don Silvio Longobardi

s.longobardi@puntofamiglia.net

“Tutti da Te aspettano che tu dia loro il cibo in tempo opportuno”, dice il salmista. Il buon Dio non fa mancare il pane ai suoi figli. La Parola accompagna e sostiene il cammino della Chiesa, dona luce e forza a coloro che cercano la verità, indica la via della fedeltà. Ogni giorno risuona questa Parola. Ho voluto raccogliere qualche briciola di questo banchetto che rallegra il cuore per condividere con i fratelli la gioia della fede e la speranza del Vangelo.


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