
Una tristezza vestita di gioia
di don Silvio Longobardi
Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 16,16-20)
In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: «Un poco e non mi vedrete più; un poco ancora e mi vedrete». Allora alcuni dei suoi discepoli dissero tra loro: «Che cos’è questo che ci dice: “Un poco e non mi vedrete; un poco ancora e mi vedrete”, e: “Io me ne vado al Padre”?». Dicevano perciò: «Che cos’è questo “un poco”, di cui parla? Non comprendiamo quello che vuol dire». Gesù capì che volevano interrogarlo e disse loro: «State indagando tra voi perché ho detto: “Un poco e non mi vedrete; un poco ancora e mi vedrete”? In verità, in verità io vi dico: voi piangerete e gemerete, ma il mondo si rallegrerà. Voi sarete nella tristezza, ma la vostra tristezza si cambierà in gioia».
Il commento
“Voi piangerete e gemerete, il mondo si rallegrerà (16,20). Il Vangelo è sempre sorprendente. In effetti, la seconda parte della frase ci lascia sconcertati, se non fosse scritta nei vangeli, avremmo qualche difficoltà ad accettarla. Come può il mondo rallegrarsi dinanzi alla morte di Colui che è venuto per dare la vita? Possiamo qui intravedere quel mysterium iniquitatis che accompagna tutta la storia. Gesù avverte i discepoli che ci sono quelli che troveranno motivo di gioia dalla sua morte. Allo stesso modo nella storia ci sono persone e gruppi che cercheranno in tutti i modi di soffocare il Vangelo. Insomma, c’è qualcuno che tifa contro la Chiesa. Non è cosa assurda. La nostra epoca è segnata da una cultura profondamente anticlericale e massonica che attende con impazienza la caduta della Chiesa. Ed opera perché questo avvenga. Nel Novecento sono nati regimi che, in nome del comunismo, hanno cercato di eliminare la Chiesa, distruggendo i luoghi sacri e uccidendo tutti quelli che si opponevano a questo progetto. C’è qualcuno che gioisce, quando il Vangelo viene calpestato. La parola di Gesù è tale da spaventare i discepoli, per questo aggiunge: “non temete, la vostra tristezza diventerà gioia” (16,20). Nessuno può fermare l’opera di Dio, verrà il tempo della resurrezione, il tempo della gioia. Attenti, però: questo non significa che scompare la sofferenza. Gesù dice semplicemente che la tristezza sarà rivestita di gioia perché vivremo anche i drammi, personali e collettivi, in compagnia del Risorto. È la sua presenza che trasforma la tristezza in gioia. Dovremo camminare per strade cosparse di spine ma lo faremo in compagnia del Risorto e quindi con la certezza che la vita fin d’ora trionfa. L’ultima parola della storia sarà quella di Dio che vestirà ogni cosa di amore. Questa certezza permette di restare in piedi senza mai cadere nella rassegnazione o nella paura. Sì, il nostro Dio costruisce anche attraverso le tenebre una storia di luce. È questa la nostra fede ed oggi chiediamo la grazia di custodirla e di testimoniarla.
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