Società

Grazie Mark Caltagirone, ci hai mostrato uno dei più infimi pericoli della rete

internet

di Michela Giordano

Persone che si innamorano di amanti fantasma: un dramma moderno legato alla diffusione del web, ma principalmente alla solitudine.

È opinione comune che internet sia il regno della libertà e delle opportunità: conoscere il mondo, approfondire argomenti di studio o giornalistici, confrontarsi su usi, costumi, idee. Tutto con un clic. Un’innovazione che ha segnato un punto di non ritorno per la vita del contemporaneo, come, dall’inizio dei tempi, l’invenzione della ruota, la scoperta dell’America, la rivoluzione francese. Ma, come la storia insegna, non c’è medaglia senza il suo rovescio.

Alle infinite strade di arricchimento (non solo culturale) offerte dal web, fanno da contraltare (anch’essi senza fine) gli orrori della “rete”: odiatori di professione, sciacalli, truffatori, bugiardi. Nessuno è al sicuro dalla tentazione di mentire; la varietà è ampia.  C’è chi appare simile a Belen, ma senza photoshop sarebbe uguale a Mariangela Fantozzi; chi si professa moglie fedele, ma, nel segreto della camera da letto, adorna il capo del gentile consorte di solide corna; chi vanta la propria trasparenza, ma, nella quotidianità, non è in grado di dire la verità neppure se gli chiedono se preferisce acqua liscia o gasata. Mentire è nella natura dell’essere umano e lo spazio di manovra che internet offre, in questo senso, è enorme.

Devo ringraziare Mark Caltagirone, per la riflessione di questo mese. Mark Caltagirone e Pamela Prati, la donna che avrebbe potuto sposare, se lui fosse realmente esistito. Non entro nei dettagli della surreale vicenda, che ha visto quale protagonista la sessantenne ex soubrette e le sue due agenti (mentre scrivo, le tre gentildonne sono in tv a scaraventarsi l’un l’altra la responsabilità della truffa). Piuttosto mi colpisce l’enormità del fenomeno delle cosiddette “truffe sentimentali”, le cui percentuali di accadimento sono in esponenziale aumento. La storiaccia del finto fidanzamento della Prati ha scoperchiato una pentola che solo in pochi sapevano esistesse: sono migliaia le persone, uomini e donne, che, in Italia come nel resto del mondo, ne sono rimaste vittime. Dopo “Mark”, hanno, però messo da parte il pudore, bandito la vergogna di sentirsi, in qualche modo, colpevoli e denunciato, contribuendo a definire come “socialmente e numericamente diffusa”, quella che rappresenta l’ultima frontiera dei reati cibernetici.

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Legati alla diffusione di internet? Senza dubbio. Tuttavia, a ben vedere, il punto centrale è antico, che più antico non si può: la solitudine, ma anche il desiderio di comprensione, del principe azzurro, di un amore romantico. 40 anni fa lo si cercava (anche) pubblicando un annuncio sul giornale, oggi ci si affida alla “rete”. Nulla di male. L’amore può maturare per davvero nei contesti più originali e inaspettati. Non è questo il punto. Il fatto è che, spulciando tra le storie di chi è caduto in una di queste trappole sentimentali, le vittime sono, spesso, persone con un livello medio di cultura, attive socialmente, ricche. Non sprovvedute semianalfabete, come ci si potrebbe aspettare. E allora?  Come è possibile che non si rendano conto di professare amore eterno ad un fantasma, di spedirgli soldi che non torneranno mai indietro, di condividere filmati intimi, di farsi prendere in giro? Penso che ciò accada perché la solitudine fa paura. Più di una truffa. Non c’è modernità che tenga, per questo dramma, antico (non è bene che l’uomo sia solo) e sempre nuovo. Ci sarà sempre un Mark Caltagirone, se non impariamo ad amarci fuori da una relazione di coppia. E se, invece di guardarci negli occhi, continuiamo a vivere trincerati dietro uno schermo.




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