CORRISPONDENZA FAMILIARE

di don Silvio Longobardi

Per tutti i giorni della mia vita. Elogio degli sposi fedeli

17 Giugno 2019

sposi

Una giornata per gli sposi fedeli? Perché no? Queste coppie esistono davvero, ma nessuno si preoccupa di parlarne. Il bene non fa notizia, si dice. Io credo invece che il bene deve essere conosciuto per stimolare altri a fare altrettanto e incoraggiare i timidi e i paurosi.

Perché non istituire la giornata degli sposi fedeli? Se non altro per dare un giorno di gloria ai coniugi che hanno attraversato gli anni, mano nella mano. A quelli che sono giunti agli anta senza perdere il gusto dello stare insieme, anzi conservando la gioia di guardare insieme le cose. A quelli che hanno compreso che con il tempo l’amore cambia, la passione della giovinezza diviene condivisione e si traduce nella responsabilità e nella cura dell’uno verso l’altro e insieme dei figli.

Non è una bella favola. Queste coppie esistono davvero. E nessuno si preoccupa di parlarne. Il bene non fa notizia, si dice. Il bene non deve essere ostentato, dicono altri che invitano a circondare di comprensibile pudore la vita privata delle famiglie. Io credo invece che il bene deve essere conosciuto per stimolare altri a fare altrettanto e incoraggiare i timidi e i paurosi. Non si tratta di sventolare successi ma di raccontare la vita. Sono queste coppie, che rappresentano ancora la maggioranza, il cuore di quella rete di solidarietà che rende viva una comunità sociale. Sono queste famiglie a fare da paracadute nei momenti della crisi.

Alcuni anni fa Zygmunt Bauman (1925-2017), uno studioso di origine polacca, che ha dato un contributo significativo per leggere i cambiamenti epocali del nostro tempo, concesse un’intervista in cui parlava anche della sua vita coniugale. “Il vostro è stato un amore a prima vista?”, gli fu chiesto. “Sì, le feci una proposta di matrimonio e, nove giorni dopo il nostro primo incontro, lei accettò. Ma c’è voluto molto di più per far durare il nostro amore, e farlo crescere, per 62 anni”. E aggiunse che il matrimonio deve essere vissuto come una continua ed esaltante sfida: “Fin dall’inizio abbiamo deciso che lo stare insieme, anche se difficile, è incomparabilmente meglio della sua alternativa. Una volta presa questa decisione, si guarda anche alla più terribile crisi coniugale come a una sfida da affrontare”. Quando invece si affronta con una certa titubanza, quasi con paura, è sempre Bauman a parlare, può accadere che anche “un’incomprensione prende la dimensione di una catastrofe seguita dalla tentazione di porre termine alla storia, abbandonare l’oggetto difettoso, cercare soddisfazione da un’altra parte”.

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L’esperienza vissuta da Bauman non è rara. La sua fama ha permesso di raccontare al grande pubblico una testimonianza che ha un grande valore umano e può servire alle nuove generazioni. Molte altre storie simili rimangono nascoste. E così, mentre il gossip fa dell’amore un gioco di sentimenti e della separazione coniugale un esito inevitabile, tanti sposi vivono con fedeltà il loro patto malgrado le difficoltà che ogni coppia deve incontrare. “Il marito deve la fedeltà alla moglie, la moglie al marito, entrambi a Dio”: così insegnava Sant’Agostino agli inizi del quinto secolo. Una parola che non ha perso la sua attualità. Anzi, ricorda quelle verità essenziali per dare alla vita sociale una veste più dignitosa.




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