
Dio non è distratto
di don Silvio Longobardi
Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 6,7-15)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Pregando, non sprecate parole come i pagani: essi credono di venire ascoltati a forza di parole. Non siate dunque come loro, perché il Padre vostro sa di quali cose avete bisogno prima ancora che gliele chiediate. Voi dunque pregate così: Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome, venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà, come in cielo così in terra. Dacci oggi il nostro pane quotidiano, e rimetti a noi i nostri debiti come anche noi li rimettiamo ai nostri debitori, e non abbandonarci alla tentazione, ma liberaci dal male. Se voi infatti perdonerete agli altri le loro colpe, il Padre vostro che è nei cieli perdonerà anche a voi; ma se voi non perdonerete agli altri, neppure il Padre vostro perdonerà le vostre colpe».
Il commento
“Pregando, non sprecate parole come i pagani: essi credono di venire ascoltati a forza di parole” (6,7). L’insegnamento sulla preghiera è inserito nel contesto di un discorso in cui sono raccolte tutte le raccomandazioni fondamentali che Gesù consegna ai discepoli, quelle che possiamo considerare come le premesse necessarie per una vita santa: la relazione con il prossimo, il legame con Dio e il rapporto con i beni materiali. La preghiera dunque non è una luminosa parentesi del nostro vivere ma è uno dei pilastri di un’esperienza che assume il Vangelo come stile di vita. La preghiera che Gesù insegna ai discepoli è preceduta da un’esortazione che non possiamo dare per scontato: Gesù invita a usare poche ed essenziali parole (6,7). Il verbo battaloghéōsignifica balbettare e quindi ripetere inutilmente le stesse cose. Gesù chiede di rivolgersi a Dio con grande fiducia, non è affatto necessario usare molte parole perché non dobbiamo convincerlo, Lui è già dalla nostra parte. Lui sa, letteralmente “vede”, le cose di cui abbiamo bisogno (6,8). Il nostro Dio non è distratto, anzi guarda continuamente verso di noi. Il vocabolo Padre, che ritma tutto il discorso della montagna, è un biglietto da visita, un modo concreto per presentare Dio non come Colui che abita nelle dimore inaccessibili ma come il Padre che segue con amore il cammino dei suoi figli. Non si tratta solo di misurare le parole, evitando le inutili verbosità. Occorre imparare a pregare con fiducia. Uno stile che non è affatto comune.
Impossibile commentare una preghiera così ricca di significato. Mi limito a raccogliere una sola provocazione. Gesù ci insegna a chiedere la vita in abbondanza (6, 9-10). Le parole sono poche ed essenziali ma il contenuto è assai ricco e comprende tutto il bene possibile. Il Maestro invita i discepoli a pregare perché il Nome di Dio sia santificato, sempre e da tutti; che il suo Regno si manifesti in tutto e in tutti; che la sua volontà sia concretamente realizzata da ogni creatura. È una preghiera luminosa che invita a coltivare una speranza che va ben oltre ciò che l’uomo può immaginare. È questa la fede che oggi chiediamo.
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