24 giugno 2019

24 Giugno 2019

In compagnia di Dio

di don Silvio Longobardi

Dal Vangelo secondo Luca (Lc 1,57-66.80)
Per Elisabetta si compì il tempo del parto e diede alla luce un figlio. I vicini e i parenti udirono che il Signore aveva manifestato in lei la sua grande misericordia, e si rallegravano con lei. Otto giorni dopo vennero per circoncidere il bambino e volevano chiamarlo con il nome di suo padre, Zaccarìa. Ma sua madre intervenne: «No, si chiamerà Giovanni». Le dissero: «Non c’è nessuno della tua parentela che si chiami con questo nome». Allora domandavano con cenni a suo padre come voleva che si chiamasse. Egli chiese una tavoletta e scrisse: «Giovanni è il suo nome». Tutti furono meravigliati. All’istante gli si aprì la bocca e gli si sciolse la lingua, e parlava benedicendo Dio. Tutti i loro vicini furono presi da timore, e per tutta la regione montuosa della Giudea si discorreva di tutte queste cose. Tutti coloro che le udivano, le custodivano in cuor loro, dicendo: «Che sarà mai questo bambino?». E davvero la mano del Signore era con lui. Il bambino cresceva e si fortificava nello spirito. Visse in regioni deserte fino al giorno della sua manifestazione a Israele.

Il commento

 

E davvero la mano del Signore era con lui” (1,66). Zaccaria ed Elisabetta hanno ricevuto questo bambino come un imprevisto dono del Cielo. La sua esistenza è segnata fin dall’inizio da una particolare presenza divina: “sarà colmato di Spirito Santo fin dal seno di sua madre” (Lc 1,15), dice l’angelo a Zaccaria. E difatti, quando è ancora nel grembo della madre esulta di gioia all’arrivo di Gesù, anch’egli nel grembo di Maria (Lc 1,42). Nel giorno della circoncisione lo Spirito santo illumina Zaccaria che canta le grandi opere di Dio (Lc 1, 67-79). Più tardi Giovanni cresce non solo nel contesto di una famiglia che crede e canta le meraviglie di Dio, ma anche nei luoghi solitari dove impara ad essere un povero che fa di Dio la sua unica ricchezza: “visse in regioni deserte fino al giorno della sua manifestazione a Israele” (1,80). I suoi genitori sanno che quel bambino, venuto a rallegrare la loro casa, appartiene anzitutto a Dio ed è chiamato ad essere segno della grazia che il Signore vuole donare a tutto il popolo che attende la salvezza. Nell’umile testimonianza di Zaccaria ed Elisabetta possiamo intravedere la cornice ideale del compito educativo affidato ai genitori, chiamati ad essere complici e collaboratori di Dio. Il loro compito è quello di far crescere i figli in compagnia di Dio in modo che essi possano scoprire e accogliere la vocazione ricevuta. Si tratta di un vero ministero ecclesiale.

All’inizio dei suoi ricordi autobiografici, Teresa di Lisieux scrive: “ho la fortuna di appartenere a genitori senza pari che ci hanno circondate delle stesse cure e delle stesse tenerezze” (Ms A 4r). Da loro ha ricevuto non solo l’amore ma anche una testimonianza di una fede che ha segnato profondamente la sua vita. L’ambiente domestico fu per lei una sorgente di grazia che fece germogliare una limpida vocazione monastica. All’intercessione dei santi sposi Luigi e Zelia Martin oggi affidiamo i genitori perché sappiano annunciare e testimoniare ai figli che solo in Dio l’uomo trova pienezza di vita.



Briciole di Vangelo

di don Silvio Longobardi

s.longobardi@puntofamiglia.net

“Tutti da Te aspettano che tu dia loro il cibo in tempo opportuno”, dice il salmista. Il buon Dio non fa mancare il pane ai suoi figli. La Parola accompagna e sostiene il cammino della Chiesa, dona luce e forza a coloro che cercano la verità, indica la via della fedeltà. Ogni giorno risuona questa Parola. Ho voluto raccogliere qualche briciola di questo banchetto che rallegra il cuore per condividere con i fratelli la gioia della fede e la speranza del Vangelo.


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