27 giugno 2019

27 Giugno 2019

Ascoltare e fare

di don Silvio Longobardi

Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 7,21-29)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Non chiunque mi dice: “Signore, Signore”, entrerà nel regno dei cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio che è nei cieli. In quel giorno molti mi diranno: “Signore, Signore, non abbiamo forse profetato nel tuo nome? E nel tuo nome non abbiamo forse scacciato demòni? E nel tuo nome non abbiamo forse compiuto molti prodigi?”. Ma allora io dichiarerò loro: “Non vi ho mai conosciuti. Allontanatevi da me, voi che operate l’iniquità!”. Perciò chiunque ascolta queste mie parole e le mette in pratica, sarà simile a un uomo saggio, che ha costruito la sua casa sulla roccia. Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ma essa non cadde, perché era fondata sulla roccia. Chiunque ascolta queste mie parole e non le mette in pratica, sarà simile a un uomo stolto, che ha costruito la sua casa sulla sabbia. Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ed essa cadde e la sua rovina fu grande». Quando Gesù ebbe terminato questi discorsi, le folle erano stupite del suo insegnamento: egli infatti insegnava loro come uno che ha autorità, e non come i loro scribi.

Il commento

Chiunque ascolta queste mie parole e le mette in pratica” (7,24). Oggi meditiamo le parole conclusive del primo dei cinque grandi discorsi di cui è intessuto il Vangelo di Matteo. Dopo aver chiaramente manifestato la volontà di Dio nelle sue linee essenziali, Gesù chiede ai discepoli di tenere insieme due verbi: ascoltare e fare. Non sono scelti a caso, richiamano l’esperienza che Israele ha vissuto nel deserto: quando Mosè scende dal monte Sinai e consegna al popolo le Dieci Parole, il popolo risponde: “Tutti i comandi che il Signore ha dato, noi li eseguiremo!” (Es 24,3). Il popolo ascolta e accoglie, cioè s’impegna a fare esattamente quello che Dio chiede. Se manca questa disponibilità non c’è alleanza. Costruire la casa sulla roccia significa dunque imparare a camminare nella via dell’obbedienza. Questa parola, che oggi non trova molto consenso, viene dal latino ob-audire e significa appunto ascoltare con attenzione. L’obbedienza è dunque la condizione per dare alla vita quella forma che Dio vuole; è l’indispensabile premessa per garantire senso e valore alla vita; è il requisito fondamentale perché la casa della vita non crolli al sopraggiungere delle tempeste. Non basta sentire, occorre ascoltare con attenzione. Anzi, non basta neppure ascoltare, è necessario mettere in pratica. Per quanto possa sembrare paradossale, l’ascolto può diventare un piacevole inganno perché ci dà l’impressione di essere discepoli fedeli, in realtà lo siamo veramente solo se ci impegniamo a mettere in pratica fedelmente la parola del Signore. Dobbiamo ascoltare con umiltà, cioè la certezza interiore di non conoscere la strada della vita. E dobbiamo mettere in pratica con docilità, cioè con l’intima convinzione che possiamo fidarci della Parola che Dio ci dona attraverso la Chiesa. “Ciò che decide di noi non è quello che noi pensiamo e sentiamo ma l’adesione a ciò a cui apparteniamo, così come la consistenza, la forza e la letizia di un bambino si identifica con l’appartenenza a suo padre e sua madre” (Don Luigi Giussani). Oggi chiediamo la grazia di percorrere con gioia i sentieri del Vangelo.

 



Briciole di Vangelo

di don Silvio Longobardi

s.longobardi@puntofamiglia.net

“Tutti da Te aspettano che tu dia loro il cibo in tempo opportuno”, dice il salmista. Il buon Dio non fa mancare il pane ai suoi figli. La Parola accompagna e sostiene il cammino della Chiesa, dona luce e forza a coloro che cercano la verità, indica la via della fedeltà. Ogni giorno risuona questa Parola. Ho voluto raccogliere qualche briciola di questo banchetto che rallegra il cuore per condividere con i fratelli la gioia della fede e la speranza del Vangelo.


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