8 luglio 2019

8 Luglio 2019

La forza terapeutica

di don Silvio Longobardi

Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 9,18-26)
In quel tempo, [mentre Gesù parlava,] giunse uno dei capi, gli si prostrò dinanzi e disse: «Mia figlia è morta proprio ora; ma vieni, imponi la tua mano su di lei ed ella vivrà». Gesù si alzò e lo seguì con i suoi discepoli. Ed ecco, una donna, che aveva perdite di sangue da dodici anni, gli si avvicinò alle spalle e toccò il lembo del suo mantello. Diceva infatti tra sé: «Se riuscirò anche solo a toccare il suo mantello, sarò salvata». Gesù si voltò, la vide e disse: «Coraggio, figlia, la tua fede ti ha salvata». E da quell’istante la donna fu salvata. Arrivato poi nella casa del capo e veduti i flautisti e la folla in agitazione, Gesù disse: «Andate via! La fanciulla infatti non è morta, ma dorme». E lo deridevano. Ma dopo che la folla fu cacciata via, egli entrò, le prese la mano e la fanciulla si alzò. E questa notizia si diffuse in tutta quella regione.

Il commento

 “Ed ecco, una donna, che aveva perdite di sangue da dodici anni, gli si avvicinò alle spalle e toccò il lembo del suo mantello” (9,20). Protagonista di questa pagina è una donna deve fare i conti con la solitudine e una malattia che l’affligge da tanti anni. Una miscela esplosiva. Ad un certo punto qualcuno le parla di un certo Gesù. Quella notizia diventa per lei un annuncio, si accende una luce e comprende che Dio le offre una possibilità, forse l’ultima. Si accosta con fede, non vuole disturbare né può raccontare dinanzi a tutti la sua situazione. Il gesto s’intreccia con la Parola. Gesù si volta e dice alla donna: “Coraggio, figliola, la tua fede ti ha salvata [sésōken]” (9,22). Il Rabbì riconosce che la donna è stata spinta dalla fede. Per questo non si limita a donarle la guarigione del corpo ma annuncia che tutta la sua persona ha ricevuto vita nuova. È questa la salvezza. A differenza di Marco e Luca, Matteo lega la guarigione non al momento in cui tocca il mantello ma alle parole di Gesù: “da quell’istante la donna fu salvata” (9,22). Il gesto è solo la premessa di un incontro che trova il suo sigillo nella Parola.

Stare a contatto con il Signore significa ricevere vita. La relazione con Lui risana le ferite. È interessante perciò domandarci con quanta fede ci accostiamo alla mensa eucaristica per ricevere il Corpo del Signore. “Dì soltanto una parola ed io sarò salvato”, proclamiamo ad alta voce prima di incamminarci verso l’altare. Se ci accostiamo a Gesù con la fede di questa donna, con la coscienza che Lui è tutto e può tutto, allora sperimenteremo la straordinaria forza terapeutica dell’Eucaristia. Ma possiamo e dobbiamo anche chiederci se i nostri legami affettivi – quelli che viviamo nella comunità domestica ed ecclesiale – sono virus contagiosi che trasmettono malattie o contatti vitali che danno vita. Ci sono persone che diffondono grigiore e tristezza e altre che comunicano gioia e speranza. Vi sono legami che appesantiscono e amicizie che danno vita nuova. Oggi chiediamo la grazia di compiere una verifica più onesta e di assumere uno stile più evangelico.



Briciole di Vangelo

di don Silvio Longobardi

s.longobardi@puntofamiglia.net

“Tutti da Te aspettano che tu dia loro il cibo in tempo opportuno”, dice il salmista. Il buon Dio non fa mancare il pane ai suoi figli. La Parola accompagna e sostiene il cammino della Chiesa, dona luce e forza a coloro che cercano la verità, indica la via della fedeltà. Ogni giorno risuona questa Parola. Ho voluto raccogliere qualche briciola di questo banchetto che rallegra il cuore per condividere con i fratelli la gioia della fede e la speranza del Vangelo.


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Cari lettori di Punto Famiglia,
stiamo vivendo un tempo di prova e di preoccupazione riguardo il presente e il futuro. Questo virus è entrato prepotentemente nella nostra quotidianità e ci ha obbligati a rivedere i tempi del lavoro, delle amicizie, delle Celebrazioni. Insomma, ha rivoluzionato tutta la nostra vita e non sappiamo fin dove ci porterà e per quanto tempo. Ci fidiamo delle indicazioni che provengono dal Governo e dagli organi sanitari preposti ma nello stesso tempo manifestiamo con la nostra fede che “il Signore ci guiderà sempre” (cfr Is 58,11).

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