9 luglio 2019

9 Luglio 2019

Due sguardi

di don Silvio Longobardi

Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 9,32-38)
In quel tempo, presentarono a Gesù un muto indemoniato. E dopo che il demonio fu scacciato, quel muto cominciò a parlare. E le folle, prese da stupore, dicevano: «Non si è mai vista una cosa simile in Israele!». Ma i farisei dicevano: «Egli scaccia i demòni per opera del principe dei demòni». Gesù percorreva tutte le città e i villaggi, insegnando nelle loro sinagoghe, annunciando il vangelo del Regno e guarendo ogni malattia e ogni infermità. Vedendo le folle, ne sentì compassione, perché erano stanche e sfinite come pecore che non hanno pastore. Allora disse ai suoi discepoli: «La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai! Pregate dunque il signore della messe, perché mandi operai nella sua messe!».

Il commento

Egli scaccia i demòni per opera del principe dei demòni” (9,34). In questa pagina di Vangelo si scontrano due modi diversi di guardare la realtà e giudicare eventi e persone. Il primo è quello dei farisei che guardano Gesù con diffidenza e non sono perciò capaci di riconoscere il bene che egli compie, anzi deformano la realtà, fino al punto da attribuire al maligno le molteplici guarigioni fatte dal Nazareno. È lo sguardo di chi vede sempre e solo il male. Dobbiamo riconoscere che tante volte è questo lo sguardo con il quale anche noi leggiamo i fatti della vita. Nello stesso brano l’evangelista descrive anche lo sguardo di Gesù: “Vedendo le folle, ne sentì compassione” (9,36). Con questo verbo [splagchnizoma] l’evangelista vuole sottolineare l’amore viscerale che Gesù nutre per la sua gente. Il Vangelo parla di folle, in realtà Gesù non vede la massa ma la singola persona, come se incrociasse lo sguardo di ciascuno, il Figlio di Dio fatto uomo conosce le gioie e le angosce che ciascuno porta nel cuore. A leggere bene questa pagina, possiamo constatare che non si tratta di una folla di malati, apparentemente non è una situazione drammatica. Gesù vede con gli occhi del cuore persone che hanno certamente tanti buoni desideri ma sono “pecore senza pastore”, non possono contare su autorità religiose capaci di condurre nelle vie di Dio, cioè a quella pienezza di vita che i profeti hanno annunciato. Quello di Gesù è uno sguardo carico di compassione ma anche, inevitabilmente, intriso di amarezza. Ogni volta che riscontriamo un divario più o meno marcato tra l’ideale è il reale, è impossibile non sentire una profonda e motivata amarezza. E tuttavia, fermarci a questo stadio significa arrendersi al male. Gesù invece passa dalla compassione all’azione. Per questo coinvolge i discepoli e li invita a pregare il Padre celeste perché susciti operai, cioè apostoli disposti a faticare per costruire il Regno (9,38). Il primo passo per rinnovare la storia dell’umanità è quello di metterci in ginocchio perché senza Dio ogni fatica è vana.



Briciole di Vangelo

di don Silvio Longobardi

s.longobardi@puntofamiglia.net

“Tutti da Te aspettano che tu dia loro il cibo in tempo opportuno”, dice il salmista. Il buon Dio non fa mancare il pane ai suoi figli. La Parola accompagna e sostiene il cammino della Chiesa, dona luce e forza a coloro che cercano la verità, indica la via della fedeltà. Ogni giorno risuona questa Parola. Ho voluto raccogliere qualche briciola di questo banchetto che rallegra il cuore per condividere con i fratelli la gioia della fede e la speranza del Vangelo.


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