
Segno efficace
di don Silvio Longobardi
Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 2, 1-11)
Il terzo giorno vi fu una festa di nozze a Cana di Galilea e c’era la madre di Gesù. Fu invitato alle nozze anche Gesù con i suoi discepoli. Venuto a mancare il vino, la madre di Gesù gli disse: «Non hanno vino». E Gesù le rispose: «Donna, che vuoi da me? Non è ancora giunta la mia ora». Sua madre disse ai servitori: «Qualsiasi cosa vi dica, fatela». Vi erano là sei anfore di pietra per la purificazione rituale dei Giudei, contenenti ciascuna da ottanta a centoventi litri. E Gesù disse loro: «Riempite d’acqua le anfore»; e le riempirono fino all’orlo. Disse loro di nuovo: «Ora prendetene e portatene a colui che dirige il banchetto». Ed essi gliene portarono. Come ebbe assaggiato l’acqua diventata vino, colui che dirigeva il banchetto – il quale non sapeva da dove venisse, ma lo sapevano i servitori che avevano preso l’acqua – chiamò lo sposo e gli disse: «Tutti mettono in tavola il vino buono all’inizio e, quando si è già bevuto molto, quello meno buono. Tu invece hai tenuto da parte il vino buono finora». Questo, a Cana di Galilea, fu l’inizio dei segni compiuti da Gesù; egli manifestò la sua gloria e i suoi discepoli credettero in lui.
Il commento
“Il terzo giorno vi fu una festa di nozze a Cana di Galilea e c’era la madre di Gesù” (2,1). Dal punto di vista liturgico oggi è memoria facoltativa dei santi Luigi e Zelia Martin, genitori della più famosa santa Teresa di Gesù Bambino. Dal momento che sono gli unici sposi canonizzati dei tempi moderni, vi invito a meditare il brano evangelico proposto dalla liturgia. In questa pagina Gesù appare come l’assoluto protagonista, a Lui è dedicata la conclusione: “Questo fu l’inizio dei segni compiuti da Gesù; egli manifestò la sua gloria e i suoi discepoli credettero in lui” (2,11). Ma non possiamo negare il ruolo di Maria, sua Madre: è lei che interviene con decisione e dona agli sposi di gustare in anticipo i frutti della salvezza. Mi sembra un’efficace immagine della fede che Luigi e Zelia hanno vissuto e trasmesso alle figlie. In casa Martin l’amore per Gesù è sempre profondamente intrecciato a quello per la Madre sua. Luigi e Zelia non hanno dubbi: il Figlio e la Madre non sono affatto concorrenti. Questo racconto parla dell’alleanza nuziale che Dio rinnova mediante suo Figlio e dunque è annuncio di quell’alleanza che gli sposi sono chiamati a incarnare nel matrimonio. E difatti, nel Catechismo della Chiesa Cattolica leggiamo che in questa pagina evangelica la Chiesa “riconosce la conferma della bontà del matrimonio e l’annuncio che ormai esso sarà un segno efficace della presenza di Cristo” (n. 1613). Nella vicenda di Cana s’intrecciano tre elementi che sono ben radicati nell’esperienza di casa Martin: la fede in Gesù unico Salvatore, la fiducia nella materna intercessione di Maria e la coscienza che il matrimonio è sacramento di quell’alleanza nuova e definitiva che Dio ha stabilito con il suo popolo. Questo racconto parla a tutti i battezzati ma chiede agli sposi di essere in prima fila nell’opera salvifica. La famiglia è chiamata ad essere una terra santa, cioè uno spazio di umanità in cui si manifesta e passa la salvezza di Dio. Luigi e Zelia Martin hanno accolto e vissuto fedelmente questa vocazione. Alla loro intercessione affidiamo tutti gli sposi perché abbiano coscienza e diventino segno efficace dell’amore che salva.
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