18 luglio 2019

18 Luglio 2019

Tornare alla sorgente della vita

di don Silvio Longobardi

Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 11,28-30)
In quel tempo, Gesù disse: «Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita. Il mio giogo infatti è dolce e il mio peso leggero».

Il commento

Venite a me, voi tutti, che siete stanchi e oppressi e io vi darò ristoro” (11, 28), poco prima l’evangelista ha presentato l’identità e la missione di Gesù con quelle parole: “Tutto è stato dato a me dal Padre mio” (11, 27). È una premessa è fondamentale per dare pieno valore alle parole che oggi proclamiamo nella liturgia. Gesù non si presenta come un profeta, cioè un uomo che parla in nome di Dio, ma come l’unico Mediatore tra Cielo e terra, Colui che tutto ha ricevuto dal Padre e può rispondere pienamente al grido dell’uomo che si sente schiacciato dal peso della vita. “Ho imparato a scrivere ma non ho imparato a vivere”, diceva con amarezza lo scrittore Cesare Pavese (1908-1950). Gesù ci guarda con amore e vede la fatica, le inquietudini, i dubbi, le delusioni che pesano sul nostro cuore. Anche se siamo radicati nella fede e convinti della missione che ci è stata affidata, ci troviamo a vivere situazioni che appesantiscono la vita e non ci fanno camminare speditamente. Anzi, talvolta rischiano di soffocare anche i buoni desideri. Nel testo greco abbiamo un verbo [kopiáō] che indica la stanchezza fisica ma viene usato anche per descrivere la delusione, come quando i discepoli affermano con amarezza: “Abbiamo faticato tutta la notte e non abbiamo preso nulla” (Lc 5, 5). La stanchezza non riguarda solo il corpo, a volte penetra anche nel cuore, frena i nostri desideri e impedisce di andare fino in fondo. Rischiamo così di fermarci a metà strada e di non realizzare la vita secondo la misura di Dio. In questi casi, più della fatica stessa, pesa la solitudine e, soprattutto, la lontananza da Dio. Per questo Gesù consegna una parola che si presenta, al tempo stesso, come un invito e un appello: “Venite a me”. In fondo è questo il cuore dell’esperienza di fede. A quelli che sono stanchi di camminare, il Signore della vita propone un pellegrinaggio. Non si tratta però di andare alla rinfusa, alla ricerca di chissà cosa, occorre orientare lo sguardo verso di Lui. Oggi chiediamo la grazia di tornare alla sorgente stessa della vita per ripartire con nuovo slancio.



Briciole di Vangelo

di don Silvio Longobardi

s.longobardi@puntofamiglia.net

“Tutti da Te aspettano che tu dia loro il cibo in tempo opportuno”, dice il salmista. Il buon Dio non fa mancare il pane ai suoi figli. La Parola accompagna e sostiene il cammino della Chiesa, dona luce e forza a coloro che cercano la verità, indica la via della fedeltà. Ogni giorno risuona questa Parola. Ho voluto raccogliere qualche briciola di questo banchetto che rallegra il cuore per condividere con i fratelli la gioia della fede e la speranza del Vangelo.


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