
Una donna audace
di don Silvio Longobardi
Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 20,1-2.11-18)
Il primo giorno della settimana, Maria di Màgdala si recò al sepolcro di mattino, quando era ancora buio, e vide che la pietra era stata tolta dal sepolcro. Corse allora e andò da Simon Pietro e dall’altro discepolo, quello che Gesù amava, e disse loro: «Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l’hanno posto!». Maria stava all’esterno, vicino al sepolcro, e piangeva. Mentre piangeva, si chinò verso il sepolcro e vide due angeli in bianche vesti, seduti l’uno dalla parte del capo e l’altro dei piedi, dove era stato posto il corpo di Gesù. Ed essi le dissero: «Donna, perché piangi?». Rispose loro: «Hanno portato via il mio Signore e non so dove l’hanno posto». Detto questo, si voltò indietro e vide Gesù, in piedi; ma non sapeva che fosse Gesù. Le disse Gesù: «Donna, perché piangi? Chi cerchi?». Ella, pensando che fosse il custode del giardino, gli disse: «Signore, se l’hai portato via tu, dimmi dove l’hai posto e io andrò a prenderlo». Gesù le disse: «Maria!». Ella si voltò e gli disse in ebraico: «Rabbunì!» – che significa: «Maestro!». Gesù le disse: «Non mi trattenere, perché non sono ancora salito al Padre; ma va’ dai miei fratelli e di’ loro: Salgo al Padre mio e Padre vostro, Dio mio e Dio vostro». Maria di Màgdala andò ad annunciare ai discepoli: «Ho visto il Signore!» e ciò che le aveva detto.
Il commento
“Maria di Màgdala si recò al sepolcro di mattino, quando era ancora buio” (20,1). È il personaggio femminile più citato nei vangeli, ovviamente dopo Maria di Nazaret. È menzionata da tutti gli evangelisti. A parte un breve accenno di Luca, la troviamo solo nei racconti della passione e della Pasqua. Tenendo conto di tutti i riferimenti evangelici, vorrei delineare la sua identità in sette punti. Maria è anzitutto una donna, un’icona di quel femminismo che nei Vangeli trova un ampio e consolidato spazio. Luca la presenta come una donna guarita da Gesù (Lc 8,2), cioè una donna che ha sperimentato la misericordia di Dio. Lo stesso evangelista annota che Maria diventa una discepola, fa parte di quel ristretto gruppo di uomini e donne che seguono Gesù nel suo peregrinare (Lc 8,2). Si tratta diuna discepola fedele, come annota Giovanni che presenta Maria ai piedi della croce assieme ad altre donne e alla Madre di Gesù (Gv 19, 25). Nei racconti della Pasqua appare come una donna innamorata, icona del perfetto discepolo che nella notte della fede non si arrende ma continua a cercare (Gv 20,11). Una donna audace che attende e riceve la gioia di incontrare il Risorto (20,16). Questo cammino interiore permette a Maria di passare dalla morte alla vita e fa di lei un apostolo coraggioso, anzi per usare un’espressione di un autore dei primi secoli, ella diviene “apostola apostolorum” perché riceve dal Risorto il compito di portare agli apostoli il primo annuncio della resurrezione. È questo il punto di arrivo, il frutto maturo dell’esperienza di fede.
Nella luce di questa testimonianza, oggi vi invito a ringraziare il Signore per tutte le sante donne che hanno fatto risplendere il Vangelo. E tra queste Teresa di Lisieux che, con audacia tutta femminile, scrive: “Sento la vocazione del Guerriero, del Sacerdote, dell’Apostolo, del Dottore, del Martire, insomma, sento il bisogno, il desiderio di compiere per te Gesù, tutte le opere più eroiche…” (Ms B 2v). Alla sua intercessione affidiamo le donne che faticano e lottano per la fede.
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