
Il segreto della santità
di don Silvio Longobardi
Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 15,1-8)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Io sono la vite vera e il Padre mio è l’agricoltore. Ogni tralcio che in me non porta frutto, lo taglia, e ogni tralcio che porta frutto, lo pota perché porti più frutto. Voi siete già puri, a causa della parola che vi ho annunciato. Rimanete in me e io in voi. Come il tralcio non può portare frutto da se stesso se non rimane nella vite, così neanche voi se non rimanete in me. Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me, e io in lui, porta molto frutto, perché senza di me non potete far nulla. Chi non rimane in me viene gettato via come il tralcio e secca; poi lo raccolgono, lo gettano nel fuoco e lo bruciano. Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quello che volete e vi sarà fatto. In questo è glorificato il Padre mio: che portiate molto frutto e diventiate miei discepoli».
Il commento
“Chi rimane in me porta molto frutto” (15,5). Questa parola svela in modo chiaro il segreto della santità. Siamo portati a vedere i santi come persone eccezionali, uomini e donne che hanno particolari doti. La vicenda di santa Brigida (1303-1373), patrona di Svezia e d’Europa, conferma che, prima e al di là di ogni umana capacità, la santità è il frutto di una grazia che Dio dona con abbondanza a coloro che la chiedono con insistenza. La Santa che oggi veneriamo è cresciuta in un ambiente impregnato di fede e ha avuto ottime guide spirituali. Tutto questo ha certamente contribuito a formare una personalità matura ma rappresenta solo la premessa di quel cammino interiore che dipende unicamente dalla libertà di ciascuno. Le premesse non sembravano le migliori: in giovanissima età (13 anni) Brigida ha ricevuto un marito che non aveva scelto, un uomo credente ma… non troppo. Lei invece aspirava alla vita religiosa. Non si è arresa né si è chiusa nella lamentazione. Anzi, con la grazia di Dio ha aiutato il suo sposo a vivere un’esperienza di fede sempre più matura. Insieme leggono e studiano la Bibbia, fondano un ospedale e s’impegnano per i poveri. Una vita intensa rallegrata dalla nascita di otto figli. Alla morte del marito (1344), Brigida trova il coraggio di rispondere all’appello di Dio e fonda l’Ordine del Santissimo Salvatore che ha avuto come prima superiora generale sua figlia Caterina, anche lei santa. Vive con angoscia la vicenda del Papa, che ha fatto di Avignone la sua stabile residenza, e s’impegna con tutte le forze perché possa tornare nella città dove l’apostolo Pietro ha versato il suo sangue. Muore senza vedere realizzato questo desiderio ma può dire di aver dato tutto. Non possiamo misurarli i frutti con i giorni della vita e talvolta nemmeno con i secoli. Ciò che conta è partecipare alla storia di Dio. La testimonianza e gli scritti della Santa si diffondono rapidamente. Sarà canonizzata nel 1391, diciotto anni dopo la morte. La sua voce ancora risuona e porta frutto. Contemplando questa storia luminosa, oggi chiediamo che la nostra vita non sia insipida ma un’avventura appassionata.
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