30 luglio 2019

30 Luglio 2019

Necessaria e sofferta coabitazione

di don Silvio Longobardi

Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 13,36-43)
In quel tempo, Gesù congedò la folla ed entrò in casa; i suoi discepoli gli si avvicinarono per dirgli: «Spiegaci la parabola della zizzania nel campo». Ed egli rispose: «Colui che semina il buon seme è il Figlio dell’uomo. Il campo è il mondo e il seme buono sono i figli del Regno. La zizzania sono i figli del Maligno e il nemico che l’ha seminata è il diavolo. La mietitura è la fine del mondo e i mietitori sono gli angeli. Come dunque si raccoglie la zizzania e la si brucia nel fuoco, così avverrà alla fine del mondo. Il Figlio dell’uomo manderà i suoi angeli, i quali raccoglieranno dal suo regno tutti gli scandali e tutti quelli che commettono iniquità e li getteranno nella fornace ardente, dove sarà pianto e stridore di denti. Allora i giusti splenderanno come il sole nel regno del Padre loro. Chi ha orecchi, ascolti!».

Il commento

Spiegaci la parabola della zizzania nel campo” (13,36). La scena avviene in casa (13,36). Gesù ha parlato del grano e della zizzania. La domanda dei discepoli invece fa riferimento solo alla zizzania. Questo dettaglio non è affatto marginale anzi fa capire la genesi della questione. Nelle parole di Gesù  c’è qualcosa che non quadra. Tutti sappiamo che bene e male sono due inquilini che vogliono occupare la stessa casa. Nella storia dell’umanità il desiderio del bene convive e talvolta soccombe dinanzi all’irrompere del male. Ma nessuno dei due contendenti riesce ad avere la vittoria definitiva. Dobbiamo abituarci alla coabitazione. Tutto questo lo sappiamo. Appartiene alla coscienza del buon senso. Quello che sorprende i discepoli è sapere che anche nel terreno seminato da Dio, il male s’intrufola e germoglia. Nessun luogo è dunque libero dal male? Nessun uomo è esente dal fascino del male? La parabola lo aveva già affermato chiaramente, la spiegazione offre solo una conferma: l’uomo non riesce a liberarsi da questa presenza ingombrante che inquina il cammino dell’umanità. Questa verità invita tutti noi ad esercitare una maggiore vigilanza. “Non si fa mai il male così pienamente e così allegramente come quando lo si fa per coscienza”.  La frase di Blaise Pascal è paradossale ma offre un’intelligente e realistica interpretazione di quello che troppo spesso accade nella Chiesa. Anche in questi giorni nella vicenda che riguarda l’Istituto Giovanni Paolo II. Noi vorremmo separare grano e zizzania ed assegnare a ciascuno la sua zona d’influenza. Il Vangelo invece non ci fa vivere di illusioni e rivela che convivono insieme nello stesso cuore, nella stessa casa, nella stessa Chiesa. I discepoli di Gesù devono imparare a riconoscere e denunciare il male con fermezza, non come giudici degli altri ma come peccatori che, insieme agli altri, non si rassegnano all’ingiustizia e alla cattiveria. La presenza del male resta un dramma che rattrista il cuore di Dio e sfigura l’uomo. Oggi chiediamo al Signore di liberarci dal male e darci il coraggio di fare scelte più conformi alle sue attese.



Briciole di Vangelo

di don Silvio Longobardi

s.longobardi@puntofamiglia.net

“Tutti da Te aspettano che tu dia loro il cibo in tempo opportuno”, dice il salmista. Il buon Dio non fa mancare il pane ai suoi figli. La Parola accompagna e sostiene il cammino della Chiesa, dona luce e forza a coloro che cercano la verità, indica la via della fedeltà. Ogni giorno risuona questa Parola. Ho voluto raccogliere qualche briciola di questo banchetto che rallegra il cuore per condividere con i fratelli la gioia della fede e la speranza del Vangelo.


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