6 agosto 2019

6 Agosto 2019

Guardare oltre

di don Silvio Longobardi

Dal Vangelo secondo Luca (Lc 9,28b-36)
In quel tempo, Gesù prese con sé Pietro, Giovanni e Giacomo e salì sul monte a pregare. Mentre pregava, il suo volto cambiò d’aspetto e la sua veste divenne candida e sfolgorante. Ed ecco, due uomini conversavano con lui: erano Mosè ed Elìa, apparsi nella gloria, e parlavano del suo esodo, che stava per compiersi a Gerusalemme. Pietro e i suoi compagni erano oppressi dal sonno; ma, quando si svegliarono, videro la sua gloria e i due uomini che stavano con lui. Mentre questi si separavano da lui, Pietro disse a Gesù: «Maestro, è bello per noi essere qui. Facciamo tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elìa». Egli non sapeva quello che diceva. Mentre parlava così, venne una nube e li coprì con la sua ombra. All’entrare nella nube, ebbero paura. E dalla nube uscì una voce, che diceva: «Questi è il Figlio mio, l’eletto; ascoltatelo!». Appena la voce cessò, restò Gesù solo. Essi tacquero e in quei giorni non riferirono a nessuno ciò che avevano visto.

Il commento

Egli non sapeva quello che diceva” (9,33). L’annotazione dell’evangelista si riferisce a Pietro, icona della nostra fragile fede. È sempre difficile comprendere quel che accade in noi e attorno a noi. L’apostolo vede ma non comprende! Quando Mosè ed Elia scompaiono dalla scena, suggerisce di restare sul monte, vorrebbe eternizzare quel momento luminoso: “È bello per noi essere qui” (9,33). La storia continua. Mosè ed Elia sono i testimoni di un’avventura che trova il suo compimento in Gesù; l’esodo di cui parlano è quello della Pasqua (9,31). La Trasfigurazione è solo una tappa di quella missione che troverà il suo sigillo nei giorni della passione. Dobbiamo imparare a guardare oltre. Ogni nostra esperienza è una via di quell’instancabile pellegrinaggio che dura tutta la vita e troverà il suo compimento nell’incontro definitivo con Dio. Tutta la storia è un esodo, cioè un camminare verso la gloria quando la luce di Dio risplenderà senza quelle ombre che inevitabilmente accompagnano la vicenda umana. Sul Tabor Dio accende per un attimo una luce per far intravedere il mistero divino che dimora nell’umanità di Gesù. Dio non si lascia possedere ma si rivela a coloro che contemplano il suo volto. Grazie a quella luce gli apostoli potranno riprendere e continuare il loro cammino portando nel cuore una certezza che vince ogni paura, anche quella della croce. Questa festa liturgica rappresenta un riferimento essenziale della nostra fede. Il Signore chiama tutti a vivere nella luce della Trasfigurazione, lo Spirito c’insegna a riconoscere nella storia quotidiana i frammenti luminosi della divina Presenza, anche in quegli eventi in cui uno sguardo razionale vede solo fatica e sofferenza. Per un credente anche la croce può diventare un Tabor. In fondo è questo il cuore del cristianesimo: rivestire di luce divina ogni frammento di umanità. Sembra un ideale irraggiungibile ed è invece il punto di partenza della fede se vogliamo fare dell’esistenza una festa. È una grazia da chiedere.



Briciole di Vangelo

di don Silvio Longobardi

s.longobardi@puntofamiglia.net

“Tutti da Te aspettano che tu dia loro il cibo in tempo opportuno”, dice il salmista. Il buon Dio non fa mancare il pane ai suoi figli. La Parola accompagna e sostiene il cammino della Chiesa, dona luce e forza a coloro che cercano la verità, indica la via della fedeltà. Ogni giorno risuona questa Parola. Ho voluto raccogliere qualche briciola di questo banchetto che rallegra il cuore per condividere con i fratelli la gioia della fede e la speranza del Vangelo.


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