12 agosto 2019

12 Agosto 2019

Per vincere il male

di don Silvio Longobardi

Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 17,22-27)
In quel giorno, mentre si trovavano insieme in Galilea, Gesù disse loro: «Il Figlio dell’uomo sta per essere consegnato nelle mani degli uomini e lo uccideranno, ma il terzo giorno risorgerà». Ed essi furono molto rattristati. Quando furono giunti a Cafàrnao, quelli che riscuotevano la tassa per il tempio si avvicinarono a Pietro e gli dissero: «Il vostro maestro non paga la tassa?». Rispose: «Sì». Mentre entrava in casa, Gesù lo prevenne dicendo: «Che cosa ti pare, Simone? I re della terra da chi riscuotono le tasse e i tributi? Dai propri figli o dagli estranei?». Rispose: «Dagli estranei». E Gesù replicò: «Quindi i figli sono liberi. Ma, per evitare di scandalizzarli, va’ al mare, getta l’amo e prendi il primo pesce che viene su, aprigli la bocca e vi troverai una moneta d’argento. Prendila e consegnala loro per me e per te».

Il commento

Il Figlio dell’uomo sta per essere consegnato nelle mani degli uomini” (17,22). Sono parole che nessuno vorrebbe ascoltare. Gesù non disegna un avvenire radioso e senza problemi, al contrario invita i discepoli a non farsi illusioni, annuncia che la sua missione incontrerà il rifiuto e la sofferenza. Dio non fabbrica croci e non vuole la croce. È bene dirlo per non dare un’immagine deformata di Dio e non canonizzare l’ingiustizia. La croce è piuttosto il segno più eloquente del peccato. Per amore dell’uomo il Figlio di Dio si è fatto uomo, per amore egli resta fedele. L’amore non indietreggia dinanzi al rifiuto; anzi, proprio allora risplende in tutta la sua bellezza. La croce non segna più la vittoria del male ma diventa fonte di salvezza perché annuncia e comunica un amore vince ogni ingiustizia. Con saggezza teologica Paolo VI ricordava al popolo di Dio una verità che dobbiamo custodire: “dalla croce scaturisce un torrente di misericordia, che offre a noi, a tutti, l’inestimabile sorte di essere perdonati, di essere redenti. A tal punto che, con la liturgia della Chiesa, chiameremo beata la passione del Signore: perché è fonte della nostra rinascita e della nostra felicità” (Omelia, 12 aprile 1968).

La parola di Gesù contiene una provocazione che riguarda tutti. Lungo il cammino della vita, a causa del peccato, capita spesso di vivere situazioni dolorose. Se soffriamo giustamente, cioè per errori che noi abbiamo commesso, quella sofferenza è una via di purificazione, serve per la nostra salvezza. Se invece soffriamo accettiamo per amore una croce non meritata, ci uniamo a Gesù, l’Innocente trafitto a causa dei nostri peccati, e partecipiamo all’opera salvifica. Non possiamo chiedere al Signore di liberarci dalle croci, piccole e grandi che attraversano la nostra vita. Possiamo però chiedere quell’amore che non ci fa soccombere sotto il peso della sofferenza. Per sfidare la croce, infatti, il fragile amore umano è come una barca in mezzo all’oceano. Impossibile attraversarlo. Abbiamo bisogno di Dio. Lui solo può donare quell’amore potente che non fugge dinanzi al male. In fondo, è questo il cuore di una vita santa.



Briciole di Vangelo

di don Silvio Longobardi

s.longobardi@puntofamiglia.net

“Tutti da Te aspettano che tu dia loro il cibo in tempo opportuno”, dice il salmista. Il buon Dio non fa mancare il pane ai suoi figli. La Parola accompagna e sostiene il cammino della Chiesa, dona luce e forza a coloro che cercano la verità, indica la via della fedeltà. Ogni giorno risuona questa Parola. Ho voluto raccogliere qualche briciola di questo banchetto che rallegra il cuore per condividere con i fratelli la gioia della fede e la speranza del Vangelo.


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