Scuola

“Perché sono diventata insegnante di Religione? Ve lo racconto”

Elisabetta Cafaro

di Elisabetta Cafaro

I miei alunni mi chiedono spesso perché ho scelto di insegnare Religione. Io trovo difficoltà a rispondere in maniera esaustiva. Vorrebbe dire sintetizzare la storia di una vocazione.

Osservo sempre dai finestrini del treno, lo scorcio di mare che si apre davanti ai miei occhi. Vietri, è una piccola perla della splendida costiera amalfitana, pur conoscendola da quando ero piccola, non finisco mai di stupirmi e di incantarmi nel guardare la sua magica bellezza. Il vagone sul quale mi trovo è pieno di giovani, felici e festosi che si dirigono verso la spiaggia. Sorrido, in fondo non viaggio mai da sola. In questa nuova estate, il buon Dio mi sta regalando un tramonto simile all’alba della mia prima giovinezza, tanto che mi diverte a volte confondere le diverse stagioni della vita.

I figli crescono davvero, e come diceva la mia mamma, anche la giovinezza passa. È estate, com’è bello respirare i silenzi dell’anima, osservare i fiori colorati, che nel cielo azzurro di agosto, rendono ogni cosa più bella e più viva. Fare lunghe passeggiate e nuotate, godersi i raggi del sole sulla pelle, rinfranca anima e corpo, come anche leggere un libro aiuta a viaggiare in spazi infiniti e fantastici. Il mare, il sole, la bellezza del creato e la nostra stessa vita diventano preghiera, respiro dell’anima. Tutto ciò che ci unisce al cielo rende più forti. Leggo come di consueto faccio tutte le mattine il frammento della spiegazione del Vangelo del giorno, che don Silvio Longobardi, Custode e Padre Spirituale della Fraternità di Emmaus, alle prime luci dell’alba invia, oggi mi soffermo in modo particolare su questo pezzo: “Nella vita c’è un momento decisivo, quando lo sguardo di Gesù s’incrocia con il nostro. È quello l’attimo in cui siamo chiamati a dare una risposta. Senza rimandare al domani…” (don Silvio).

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Ripenso alla mia vita, la rivedo come in un film in bianco e nero, anche diventare insegnante di Religione è “una chiamata” a cui ho risposto. Quante volte in classe i ragazzi mi hanno chiesto: “Perché avete scelto di insegnare Religione?”. Confesso, non sono mai riuscita a dare una risposta concreta, decisa, convinta ed esaustiva, perché di concreto in questa materia che si muove tra il cielo e la terra c’è tutto, non c’è niente, c’è la fede. Tutto è nato da un parto doloroso, sì, perché servire il Signore è faticoso, a volte si parte con buone intenzioni ma vengono meno lungo il cammino. Non è facile vestire il ruolo del docente di Religione, ti tocca portare il peso di chi sa di essere servi inutili ma… assolutamente necessari, di essere quelli che non misurano il ministero ricevuto con le proprie forze ma si fidano di Colui che chiama. Significa permettere all’uomo, oggi più distratto che mai, di incontrare la “luce del mondo”, l’Unico che può svelare il mistero che avvolge la vita. Se manca questa certezza, possiamo essere onesti funzionari del sacro e non appassionati testimoni.  Tutto è nato da uno sguardo d’amore, uno sguardo che s’incrocia con il nostro ed inizia una storia in cui investi senza accorgertene tutta la tua vita, cambiando abitudini, modi di fare e di pensare. Qualcuno ti definirà “matto” ma poco importa, l’amore è anche follia.

 

In questi anni ho appreso e maturato conoscenze, ho imparato a misurare le mie forze ma anche a convivere con i miei limiti, e proprio in riferimento ai miei limiti, ho capito che il Signore sceglie guardando il cuore. Un corso per insegnare Religione, iniziato in un momento non facile della mia vita, quasi per gioco, diventa poi una strada, una scelta. Qualcuno ti prende per mano e tu lo segui.

La fede vissuta in famiglia è stata sempre un punto forza nella mia vita. Ricordo con gioia il mio primo incontro con Gesù, ero felicissima non solo per la festa che i miei avevano preparato in casa, come si usava fare un tempo alle Prime Comunioni, ma soprattutto perché potevo ricevere Gesù nell’Eucaristia. In questo giorno così importante, devi fare una promessa, mi disse mia madre,una promessa a Gesù, una promessa che non devi rivelare a nessuno, un patto, tra te e Lui. Ed io felice chiusi gli occhi e feci la mia promessa.

Ricordi bellissimi che riprendono forma mentre osservo i fiori color ciclamino e corallo che donano maggior fascino alla strada che porta al mare, colorando anche i miei pensieri, placando le mie ansie e le mie paure. Che grande dono il Creato!

Come educare alla fede? Spesso me lo chiedono i genitori dei miei alunni. Un giorno presi busta e foglio e scrissi una lettera a Gesù. La portai in Chiesa e la deposi di nascosto sotto una tovaglietta bianca ricamata di uno degli altari della navata destra. Mia madre se ne accorse e mi disse, che non c’era bisogno di scrivere a Gesù, perché Lui sapeva già tutto di noi. Compresi così, molto presto, che ogni cosa è sotto lo sguardo di Dio e anche nei tanti passaggi a volte dolorosi e difficili della mia vita, questo sguardo non l’ho mai lasciato e non mi ha mai lasciato.

La fede è un dono di Dio. È compito dei genitori trasmettere la fede ai figli con la parola e l’esempio. È importante il clima familiare per favorire la religiosità dei figli. Genitori accoglienti, equilibrati che accettano e amano i figli, li predispongono a loro volta ad amare, ad aver fiducia, ad abbandonarsi ai genitori e a Dio Padre. L’educazione alla fede avviene nella spontaneità senza grandi discorsi. La preghiera fatta insieme, il ringraziamento ai pasti, parlare di Gesù nella quotidianità, praticare le virtù, la domenica andare a Messa insieme e vivere la giornata con gioia, portano i figli ad interiorizzare pensieri e atteggiamenti buoni che contribuiscono a formare la loro religiosità.

Dobbiamo riconoscere come ci insegna santa Teresina del Gesù Bambino che: “Tutto è grazia!”. È ricomincia un’altra estate è ancora agosto sulla spiaggia che mi ha visto bambina, adolescente, donna e mamma. Il caldo è torrido ma l’acqua è limpida, mi piace nuotare, allontanarmi un po’ dalla riva per osservare il mondo e il cielo in un’altra posizione ma soprattutto per rendere sempre lode a Dio di ogni cosa che ci ha donato.

Riposare ricarica l’anima, il cuore e il corpo. Buon ferragosto a tutti voi, in particolare a chi segue sopportandomi e supportandomi costantemente il blog: “Grazie Prof!”.




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