Assunzione della B.V. Maria

Il 15 agosto con Maria cantiamo la fede

Assunzione di Maria

Jan Rombouts, Assumption of the Virgin, ca. 1505–10. The Art Institute of Chicago.

di don Silvio Longobardi

Il ferragosto è percepito come un giorno di festa e assenza di lavoro ma per noi cristiani è il tempo in cui contempliamo Maria nella gloria, tutta avvolta di luce. L’Assunzione è la festa della luce. Fin dall’inizio, la luce di Dio accompagna e rischiara la storia dell’umanità.

È questa la prima parola e la prima opera della creazione: “E sia la luce” (Gen 1,3). La luce è il segno dell’amore preveniente e provvidente, Dio non può lasciare l’uomo nelle tenebre, per questo lo accompagna e gli dà la luce necessaria per fargli comprendere la verità. La luce risplende ma non sempre sappiamo riconoscerla, a volte siamo come bambini impauriti, non sappiamo accogliere la luce di Dio e le tenebre ci sembrano più forti, più spesse. Non sappiamo guardare oltre.

Tutto nella luce

Maria, invece, vive sempre nella luce di Dio perché in lei il peccato non ha preso dimora. È vero, attorno a lei ci sono tante tenebre, vive in un mondo dominato dal peccato, ma il peccato non dimora in lei, ella vive tutto nella luce e tutto per lei diventa una parola di Dio. Vive nella luce ogni esperienza, non solo quando riceve l’annuncio dell’angelo e diventa Madre del Redentore; ma anche quando lo genera nella fatica e nella solitudine; anche quando riceve dal vecchio Simeone parole che, in modo oscuro, annunciano la croce; anche quando sente gli sguardi non sempre benevoli della gente. Vive nella luce anche i giorni della Passione, anche quando si trova con il cuore muto dinanzi alla croce del Figlio. Maria, infatti, non vede soltanto la croce che inchioda le speranze, ma vede l’amore che si è lasciato inchiodare alla croce; non rimane dunque prigioniera dell’apparenza, sa andare oltre quello che vedono gli occhi di carne. Gli altri vedono la croce, Maria vede l’amore, gli altri si fermano alla morte, Maria giù intravede la vita, perché dove c’è l’amore c’è la vita.

Maria è una donna contemplativa che sa guardare oltre, per questo anche ai piedi della croce, Maria canta la sua fede, dinanzi a un Dio che ama sgorga il canto della lode e della gratitudine. Anche in quel momento, così oscuro e segnato da dolore, Maria canta perché riconosce che, in modo misterioso e incomprensibile, Dio sta realizzando la sua opera. Sì, anche ai piedi della croce, con le labbra mute, Maria canta la sua fede, canta il suo Magnificat. Il Vangelo della liturgia odierna presenta Maria che canta la sua fede nella casa di Zaccaria, Maria canta la fede anche nella casa di Nazareth e durante i giorni della sua vita, canta insieme alla primitiva comunità, canta nell’attesa dello Spirito, canta dopo la Pentecoste. Il suo canto accompagna e sostiene il cammino della Chiesa. Maria è sempre presente, canta e insegna alla Chiesa a cantare la fede.

Maria canta la fede anche quando viene l’angelo della luce per dirle che è giunto il tempo di chiudere gli occhi a questa vita per andare incontro a Dio. Maria si addormenta dolcemente come un bambino, e si risveglia nella luce senza ombre e lì riprende subito il suo canto per glorificare quel Dio che, fedele alle sue promesse, conduce l’umanità verso la pienezza.

Leggi anche: Imparare dai santi Luigi e Zelia Martin come vivere l’amore per la Vergine Maria in famiglia

Cantiamo con Maria

Chi contempla Maria con gli occhi della fede impara, con Lei e come lei, a cantare la fede, non solo nei giorni della gioia, quando tutto è illuminato dall’amore, ma anche in quelli della prova, anche nei giorni del dubbio, anche in quelli in cui la fatica si fa sentire, anche in quelli in cui non riusciamo a guardare oltre l’immediato, anche quando non riusciamo a capire perché Dio ci lascia soli o perché agisce in un determinato modo.

Cantare la fede significa riconoscere che Dio guida la storia dell’umanità e guida anche i miei passi. È Lui che mi accompagna. Questa certezza alimenta un’inguaribile speranza: anche se il male attraversa la nostra vita ma sappiamo che Dio è più forte. L’uomo non si stanca di fare il male e Dio non si stanca di amare e guarire le ferite con la sua misericordia. L’ultima parola è quella di Dio. Cantare la fede significa riconoscere che l’amore di Dio è più potente di ogni male.

Ma noi, piccole e povere creature fatte di carne, non sempre siamo sempre in grado di cantare la fede. Ecco perché abbiamo bisogno di contemplare Maria che cantava nella casa di Zaccaria e che oggi canta nella casa di Dio.

Insegnaci, o Maria,
a cantare il Magnificat
nella gioia e nella fatica di questa vita
per entrare un giorno,
vestiti di luce,
nella gioia che non ha fine. 
Amen




Aiutaci a continuare la nostra missione: contagiare la famiglia della buona notizia

Cari lettori di Punto Famiglia,
stiamo vivendo un tempo di prova e di preoccupazione riguardo il presente e il futuro. Questo virus è entrato prepotentemente nella nostra quotidianità e ci ha obbligati a rivedere i tempi del lavoro, delle amicizie, delle Celebrazioni. Insomma, ha rivoluzionato tutta la nostra vita e non sappiamo fin dove ci porterà e per quanto tempo. Ci fidiamo delle indicazioni che provengono dal Governo e dagli organi sanitari preposti ma nello stesso tempo manifestiamo con la nostra fede che “il Signore ci guiderà sempre” (cfr Is 58,11).

CONTINUA A LEGGERE



ANNUNCIO

ANNUNCIO

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Per commentare bisogna accettare l'informativa sulla privacy.