
È tuo fratello
di don Silvio Longobardi
Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 18,15-20)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Se il tuo fratello commetterà una colpa contro di te, va’ e ammoniscilo fra te e lui solo; se ti ascolterà, avrai guadagnato il tuo fratello; se non ascolterà, prendi ancora con te una o due persone, perché ogni cosa sia risolta sulla parola di due o tre testimoni. Se poi non ascolterà costoro, dillo alla comunità; e se non ascolterà neanche la comunità, sia per te come il pagano e il pubblicano. In verità io vi dico: tutto quello che legherete sulla terra sarà legato in cielo, e tutto quello che scioglierete sulla terra sarà sciolto in cielo. In verità io vi dico ancora: se due di voi sulla terra si metteranno d’accordo per chiedere qualunque cosa, il Padre mio che è nei cieli gliela concederà. Perché dove sono due o tre riuniti nel mio nome, lì sono io in mezzo a loro».
Il commento
“Se il tuo fratello commetterà una colpa contro di te, va’ e ammoniscilo fra te e lui solo” (18,15). Questo insegnamento si inserisce nel contesto di un capitolo in cui l’evangelista ha raccolto una serie di indicazioni che riguardano la vita ecclesiale. È una premessa tanto importante quanto trascurata. La fede non è l’esperienza di singoli individui ma la storia di un popolo: “Piacque a Dio di santificare e salvare gli uomini non individualmente e senza alcun legame tra loro, ma volle costituire di loro un popolo” (Lumen gentium, 9). L’insegnamento evangelico presenta la correzione fraterna come un dovere al quale nessuno può sottrarsi, se vuole essere parte viva della comunità ecclesiale. Questo dovere nasce nello stesso tempo dall’amore per la verità e dall’amore per il prossimo. Carità e verità s’intrecciano, l’una non contraddice l’altra. Amare un fratello non significa chiudere gli occhi sulle sue infedeltà; al contrario, è proprio l’amore che ci spinge ad aprirli tutti e due. Non fanno così forse i genitori nei confronti dei loro figli? Chi ama un fratello, si preoccupa per lui e gli fa notare gli errori. La comunione ecclesiale nasce dalla comune adesione al Signore Gesù e cresce se tutti s’impegnano ad essere suoi discepoli. In nome di questa fraternità ciascuno può e deve aiutare l’altro a camminare nelle vie del Signore. Chi ama s’impegna a custodire il fratello nella verità. Il verbo greco [eléghchō], che qui viene utilizzato, racchiude l’idea dell’accusa e della condanna, fa pensare perciò ad un severo richiamo. Ma il contesto amicale – “fra te e lui solo” – indica che la correzione deve essere addolcita con la carità fraterna. L’ammonizione è fatta in privato. Solo in caso di insuccesso, e dopo un periodo di prova, essa coinvolge dapprima altri membri della comunità e infine l’intera comunità: “Se poi non ascolterà costoro, dillo alla comunità” (18, 17). Questa dinamica coniuga sapientemente correzione e perdono, applicando l’esortazione paolina a vivere “secondo la verità nella carità” (Ef 4, 15). Oggi chiediamo la grazia di testimoniare la verità del Vangelo prima con la vita e poi con le parole.
Nessun commento per “È tuo fratello”