2 settembre 2019

2 Settembre 2019

Insopportabile pretesa

di don Silvio Longobardi

Dal Vangelo secondo Luca (Lc 4,16-30)
In quel tempo, Gesù venne a Nàzaret, dove era cresciuto, e secondo il suo solito, di sabato, entrò nella sinagoga e si alzò a leggere. Gli fu dato il rotolo del profeta Isaìa; aprì il rotolo e trovò il passo dove era scritto: «Lo Spirito del Signore è sopra di me; per questo mi ha consacrato con l’unzione e mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio, a proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista; a rimettere in libertà gli oppressi a proclamare l’anno di grazia del Signore». Riavvolse il rotolo, lo riconsegnò all’inserviente e sedette. Nella sinagoga, gli occhi di tutti erano fissi su di lui. Allora cominciò a dire loro: «Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato». Tutti gli davano testimonianza ed erano meravigliati delle parole di grazia che uscivano dalla sua bocca e dicevano: «Non è costui il figlio di Giuseppe?». Ma egli rispose loro: «Certamente voi mi citerete questo proverbio: “Medico, cura te stesso. Quanto abbiamo udito che accadde a Cafàrnao, fallo anche qui, nella tua patria!”». Poi aggiunse: «In verità io vi dico: nessun profeta è bene accetto nella sua patria. Anzi, in verità io vi dico: c’erano molte vedove in Israele al tempo di Elìa, quando il cielo fu chiuso per tre anni e sei mesi e ci fu una grande carestia in tutto il paese; ma a nessuna di esse fu mandato Elìa, se non a una vedova a Sarèpta di Sidòne. C’erano molti lebbrosi in Israele al tempo del profeta Elisèo; ma nessuno di loro fu purificato, se non Naamàn, il Siro». All’udire queste cose, tutti nella sinagoga si riempirono di sdegno. Si alzarono e lo cacciarono fuori della città e lo condussero fin sul ciglio del monte, sul quale era costruita la loro città, per gettarlo giù. Ma egli, passando in mezzo a loro, si mise in cammino.

Il commento

Venne a Nàzaret, dove era cresciuto” (4,16). Iniziamo a leggere il Vangelo di Luca. La prima scena ci porta nella sinagoga di Nazaret. Gesù torna tra la sua gente, vuole consegnare loro le primizie della sua missione, vuole svelare il segreto che ha custodito gelosamente nei lunghi anni in cui è cresciuto proprio in quel villaggio. Ora che tutto ha avuto inizio, non vuole che proprio i suoi più cari amici restino all’oscuro. Quel sabato accorrono tutti alla sinagoga. Gesù si alza a leggere e poi siede. La parola profetica è quella di Isaia: “Lo Spirito del Signore è sopra di me; per questo mi ha consacrato con l’unzione”. Tutti guardano verso di Lui. Attendono una predica e invece ricevono un annuncio che li spiazza: “Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato” (4,21). Questa Parola viene dall’alto e conferma la luce che da tempo rischiara la sua anima. Egli sa bene che questa verità non può trovare immediata accoglienza nei suoi concittadini; ma non si tira indietro, non aspetta giorni migliori, si fida dello Spirito. In fondo, annuncia la gioia del compimento e invita a vivere l’oggi della storia con la certezza che il tempo è ormai vestito a festa.

La gente lo ascolta con attenzione ma non accoglie l’annuncio. Quello che per Gesù è luce, per loro è solo fumo. Si presenta come Colui che compie le promesse, il Messia atteso da secoli. Tutto questo appare alla gente come un’insopportabile pretesa: lo conoscono bene e conoscono i suoi genitori, lo hanno visto crescere e non hanno mai notato nulla di straordinario. Per questo si ribellano, chiedono di vedere i segni, non si lasciano convincere dalle parole, vogliono inchinarsi solo davanti ai miracoli. Per questo non gli danno credito, la maggior parte si limita ad alzare le spalle, alcuni tentano di soffocare sul nascere quella voce (4,29). L’ombra della croce è già presente nei primi passi del ministero. A Nazaret si manifesta quel rifiuto che l’evangelista Giovanni ha espresso con parole drastiche e purtroppo realistiche: “Venne fra la sua gente ma i suoi non l’hanno accolto” (Gv 1,11). Oggi chiediamo la grazia di accogliere con fiducia la Parola che ogni giorno Dio ci consegna.



Briciole di Vangelo

di don Silvio Longobardi

s.longobardi@puntofamiglia.net

“Tutti da Te aspettano che tu dia loro il cibo in tempo opportuno”, dice il salmista. Il buon Dio non fa mancare il pane ai suoi figli. La Parola accompagna e sostiene il cammino della Chiesa, dona luce e forza a coloro che cercano la verità, indica la via della fedeltà. Ogni giorno risuona questa Parola. Ho voluto raccogliere qualche briciola di questo banchetto che rallegra il cuore per condividere con i fratelli la gioia della fede e la speranza del Vangelo.


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