Sessualità

Educare a una sessualità veramente liberata…

libertà

di Gianni Mussini

Fatta salva ogni delicatezza, perché non spiegare ai ragazzi che masturbarsi è proprio una forma di chiusura narcisistica che cancella dal mondo un pezzettino di cielo? Perché rubare al prossimo e a noi stessi l’idea di una perfezione a cui tendere?

Parlare di sesso? Direi piuttosto che bisogna parlare della sessualità, questo grande dono che il Signore ha fatto a tutti gli uomini in nome di quell’eros che, come notava Benedetto XVI in una sua potente enciclica, è una forma della carità, cioè dell’amore. Un dono fatto a tutti, ai bambini come agli anziani, a chi è sposato e a chi non lo è, ai laici come ai consacrati, ai maschi e alle femmine. Diciamo che è la forma sessuata di questo amore: santa Madre Teresa di Calcutta amava il suo prossimo nel modo intrepido che sappiamo, ma lo faceva da una prospettiva femminile; mentre san Giovanni Paolo II era maschio sino al midollo…

Proprio questo grande Pontefice rivelò con poderosa intuizione, nella Mulieris dignitatem, che le parole pronunciate da Maria nel Magnificat («Grandi cose ha fatto in me l’Onnipotente») riguardano di certo il concepimento di Cristo, ma insieme esse possono significare nella Vergine anche la «scoperta della propria umanità femminile… di tutta la ricchezza… di tutta l’eterna originalità della ‘donna’, così come Dio la volle, persona per se stessa». Maria dunque, nello scoprire di essere madre dell’Altissimo riceve anche un altro dono: comprende la propria dimensione sessuata e perciò integralmente femminile, ricomponendo così la frattura determinata da Eva (e Adamo: cioè tutti noi!) nella storia dell’umanità.

Ma se la differenza sessuale è benedetta nel momento dell’Incarnazione, allora è benedetto anche il linguaggio con cui esprimono il loro amore due persone che si vogliono bene: la sessualità, rettamente intesa, è questo linguaggio. Che corrisponde poi al mandato biblico: «Maschio e femmina li creò… i due saranno una sola carne».

Ciò significa che la sessualità è una cosa bella, grande, pulita; proprio il contrario di certi tristi stravolgimenti che la mortificano. Come quando, anziché essere un modo per aprirsi all’altro, essa diventa ripiegamento narcisistico: nell’altro io cerco di amare soprattutto me stesso, i miei gusti e le mie pulsioni. Ma, nelle diverse forme di affettività che a poco a poco (ah il fidanzamento!) si accompagnano alla scoperta dell’amore, la sessualità non è fatta per chiudersi in se stessi: essa ci aiuta invece ad aprire gli occhi amando tutta intera la persona che ci sta davanti.

In questa prospettiva le parti del corpo più coinvolte dallo stimolo sessuale vero e proprio fanno parte di una vasta sinfonia che può essere colta solo nell’insieme dei suoni: se in un’orchestra mi fisso solo sul violino o sull’oboe, finisco per perdere la gloria dell’armonia complessiva. 

Leggi anche: Sessualità e intimità coniugale a 50 anni dalla discussa Enciclica di Paolo VI

 

Se questo è vero, è naturalmente anche vero che, contrariamente a una certa tradizione pudibonda quando non scioccamente repressiva, se si parla di sessualità bisogna avere il coraggio di chiamare le cose con il loro nome. Fatta salva ogni delicatezza, perché non spiegare ai ragazzi che masturbarsi è proprio una forma di chiusura narcisistica che cancella dal mondo un pezzettino di cielo? E perché non dire ai giovani che il pene e la vagina non sono organi a sé stanti ma sono stati programmati per dire la bellezza indicibile dell’unione coniugale? E che proprio per questo non vanno sprecati o mortificati?

Poi, lo sappiamo, l’imperfezione è in agguato per tutti. Ma perché rubare al prossimo e a noi stessi l’idea di una perfezione a cui tendere? Una postilla. Non preoccupiamoci di apparire, con queste idee, dei decrepiti nostalgici fuori dal mondo. Nel libro Una gioventù sessualmente liberata (o quasi), pubblicato di recente dalla Sonzogno, la filosofa belga Thérèse Hargot denuncia, da una prospettiva ‘laica’ e femminista, i «nuovi tabù» della società dei consumi, che ha esteso il proprio materialismo anche alle relazioni affettive. Chi ne fa le spese sono proprio i più giovani, derubati di quell’incanto amoroso che rende irripetibile la vita: i ragazzi, scrive la Hargot, sono «ingozzati di immagini sessuali» a causa dell’«esplosione dell’industria pornografica» favorita dal web. Così il «sesso diventa qualcosa che si consuma e l’altro un semplice oggetto di piacere», non una persona dotata di una sua sensibilità profonda, fatta di un «unicum fra corpo ed emozioni». Il problema – ancora secondo la filosofa belga – è che si è fatta molta, troppa informazione parlando di sessualità solo dal punto di vista dell’igiene (preservativo, pillola…), e poca o nessuna educazione per aiutare i giovani a «divenire uomini e donne liberi… capaci di scegliere ciò che corrisponde al loro bene». 

Ecco il punto. Occorre ritrovare il coraggio e il gusto dell’educare, e insieme quello di un’idea ricca di libertà: non fare ciò che ci piace, ma ciò che è bene per me e il prossimo. Una libertà che, alla fine, dà più senso alla vita, ed è molto più divertente.

Scopri il libro

Una gioventù sessualmente libera (o quasi) http://www.sonzognoeditori.it/index.php/component/marsilio/scheda-libro/4542633/una-giovent-sessualmente-liberata-o-quasi

 




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