8 settembre 2019

8 Settembre 2019

Parole pesanti

di don Silvio Longobardi

Dal Vangelo secondo Luca (Lc 14,25-33)
In quel tempo, una folla numerosa andava con Gesù. Egli si voltò e disse loro: «Se uno viene a me e non mi ama più di quanto ami suo padre, la madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e perfino la propria vita, non può essere mio discepolo. Colui che non porta la propria croce e non viene dietro a me, non può essere mio discepolo. Chi di voi, volendo costruire una torre, non siede prima a calcolare la spesa e a vedere se ha i mezzi per portarla a termine? Per evitare che, se getta le fondamenta e non è in grado di finire il lavoro, tutti coloro che vedono comincino a deriderlo, dicendo: “Costui ha iniziato a costruire, ma non è stato capace di finire il lavoro”. Oppure quale re, partendo in guerra contro un altro re, non siede prima a esaminare se può affrontare con diecimila uomini chi gli viene incontro con ventimila? Se no, mentre l’altro è ancora lontano, gli manda dei messaggeri per chiedere pace. Così chiunque di voi non rinuncia a tutti i suoi averi, non può essere mio discepolo».

Il commento

Chi di voi, volendo costruire una torre…” (14,28). Nelle parabole lucane troviamo spesso questa introduzione: “chi di voi”. In questo modo Gesù interpella gli ascoltatori, li coinvolge e fa capire che attende una risposta. Quella parola oggi è rivolta a noi. Leggere il Vangelo non è come guardare un bel film, comodamente seduti su una poltrona. Siamo tutti chiamati in causa. Il brano inizia con un’osservazione statistica: “Una folla numerosa andava con lui”. Il verbo [sumporeúomai] indica uno che fa lo stesso viaggio. L’evangelista non sottolinea tanto l’ascolto ma il camminare insieme, cioè la disponibilità a condividere la sua missione. Gesù avrebbe tutti i motivi per essere contento e invece appare fortemente critico. Egli ama stare in mezzo alla folla ma non si fida delle moltitudini. Non è un uomo che cerca il consenso, non misura la verità con i sondaggi. Forse si preoccupa nel vedere tanta gente. E allora, ritiene che sia meglio chiarire quali sono le condizioni della sequela. L’evangelista riassume tutto in poche parole, pesantissime: chi vuole seguire Gesù deve essere pronto a amarlo prima e più di tutti gli altri affetti e non deve aver paura della croce (14, 26-27). I discepoli sono chiamati a camminare per vie ripide, quelle che il mondo giudica pura follia. Perché presentare a tutti una proposta così impegnativa? Dal punto di vista pedagogico siamo sconcertati, potrebbe scoraggiare quelli che non sono abbastanza convinti. Per capire il valore di queste parole non dimentichiamo che Gesù e i discepoli sono in cammino verso Gerusalemme. È già finita la prima fase ed è bene perciò prepararli alle scelte decisive. Sono parole che pesano, quelle di Gesù, ma proprio per questo aiutano a dare un giudizio più adeguato. Più che contare le persone che vengono in chiesa, diceva anni fa un vescovo, a me interessa sapere come escono dalla chiesa. Alla Vergine Maria, icona della totalità, che oggi contempliamo come luce nascosta nel giorno della sua nascita, chiediamo di rispondere con un eccomi sincero e generoso.



Briciole di Vangelo

di don Silvio Longobardi

s.longobardi@puntofamiglia.net

“Tutti da Te aspettano che tu dia loro il cibo in tempo opportuno”, dice il salmista. Il buon Dio non fa mancare il pane ai suoi figli. La Parola accompagna e sostiene il cammino della Chiesa, dona luce e forza a coloro che cercano la verità, indica la via della fedeltà. Ogni giorno risuona questa Parola. Ho voluto raccogliere qualche briciola di questo banchetto che rallegra il cuore per condividere con i fratelli la gioia della fede e la speranza del Vangelo.


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