15 settembre 2019

15 Settembre 2019

Sulle spalle

di don Silvio Longobardi

Dal Vangelo secondo Luca (Lc 15,1-32)
In quel tempo, si avvicinavano a Gesù tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo. I farisei e gli scribi mormoravano dicendo: «Costui accoglie i peccatori e mangia con loro». Ed egli disse loro questa parabola: «Chi di voi, se ha cento pecore e ne perde una, non lascia le novantanove nel deserto e va in cerca di quella perduta, finché non la trova? Quando l’ha trovata, pieno di gioia se la carica sulle spalle, va a casa, chiama gli amici e i vicini, e dice loro: “Rallegratevi con me, perché ho trovato la mia pecora, quella che si era perduta”. Io vi dico: così vi sarà gioia nel cielo per un solo peccatore che si converte, più che per novantanove giusti i quali non hanno bisogno di conversione. Oppure, quale donna, se ha dieci monete e ne perde una, non accende la lampada e spazza la casa e cerca accuratamente finché non la trova? E dopo averla trovata, chiama le amiche e le vicine, e dice: “Rallegratevi con me, perché ho trovato la moneta che avevo perduto”. Così, io vi dico, vi è gioia davanti agli angeli di Dio per un solo peccatore che si converte». Disse ancora: «Un uomo aveva due figli. Il più giovane dei due disse al padre: “Padre, dammi la parte di patrimonio che mi spetta”. Ed egli divise tra loro le sue sostanze. Pochi giorni dopo, il figlio più giovane, raccolte tutte le sue cose, partì per un paese lontano e là sperperò il suo patrimonio vivendo in modo dissoluto. Quando ebbe speso tutto, sopraggiunse in quel paese una grande carestia ed egli cominciò a trovarsi nel bisogno. Allora andò a mettersi al servizio di uno degli abitanti di quella regione, che lo mandò nei suoi campi a pascolare i porci. Avrebbe voluto saziarsi con le carrube di cui si nutrivano i porci; ma nessuno gli dava nulla. Allora ritornò in sé e disse: “Quanti salariati di mio padre hanno pane in abbondanza e io qui muoio di fame! Mi alzerò, andrò da mio padre e gli dirò: Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio. Trattami come uno dei tuoi salariati”. Si alzò e tornò da suo padre. Quando era ancora lontano, suo padre lo vide, ebbe compassione, gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò. Il figlio gli disse: “Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio”. Ma il padre disse ai servi: “Presto, portate qui il vestito più bello e fateglielo indossare, mettetegli l’anello al dito e i sandali ai piedi. Prendete il vitello grasso, ammazzatelo, mangiamo e facciamo festa, perché questo mio figlio era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato”. E cominciarono a far festa. Il figlio maggiore si trovava nei campi. Al ritorno, quando fu vicino a casa, udì la musica e le danze; chiamò uno dei servi e gli domandò che cosa fosse tutto questo. Quello gli rispose: “Tuo fratello è qui e tuo padre ha fatto ammazzare il vitello grasso, perché lo ha riavuto sano e salvo”. Egli si indignò, e non voleva entrare. Suo padre allora uscì a supplicarlo. Ma egli rispose a suo padre: “Ecco, io ti servo da tanti anni e non ho mai disobbedito a un tuo comando, e tu non mi hai mai dato un capretto per far festa con i miei amici. Ma ora che è tornato questo tuo figlio, il quale ha divorato le tue sostanze con le prostitute, per lui hai ammazzato il vitello grasso”. Gli rispose il padre: “Figlio, tu sei sempre con me e tutto ciò che è mio è tuo; ma bisognava far festa e rallegrarsi, perché questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato”».

Il commento

Quando l’ha trovata, pieno di gioia se la carica sulle spalle” (15,5). Il Vangelo della misericordia che oggi proclamiamo offre un’immagine assai suggestiva che, non a caso, troviamo in alcune antiche raffigurazioni delle catacombe romane. Quando finalmente ritrova la pecora perduta, il pastore non la rimprovera con severità né la trascina con durezza ma se la carica sulle spalle, segno dell’amore compassionevole che non teme di portare il peso dell’altro. La gioia del ritrovamento fa dimenticare la fatica. Un’immagine che possiamo applicare alla vita della comunità ecclesiale: “Fratelli, se uno viene sorpreso in qualche colpa, voi, che avete lo Spirito, correggetelo con spirito di dolcezza” (Gal 6,1). La parabola evangelica provoca una significativa verifica: abbiamo spalle abbastanza forti da portare il peso dei fratelli? A parole siamo tutti pronti ad accogliere i fratelli ma se poi accade – e accade spesso – che l’altro manifesti la sua debolezza, cosa siamo disposti a fare per sostenerlo? Questa parola provoca anche gli sposi, chiamati a vivere un’esperienza di comunione che rappresenta un riferimento indispensabile per la vita familiare e sociale. I legami familiari esigono una disponibilità a tutta prova che spesso supera l’effettiva capacità dei protagonisti. Ciascuno chiede al coniuge quello che è giusto ma che l’altro non è capace di dare. In questi casi, come il buon Pastore ciascuno dovrebbe prendere sulle sue spalle la fragilità altrui. In fondo è questa la vera misura dell’amore. E invece assistiamo a conflitti che non di rado innalzano muri di incomprensioni. E infine possiamo leggere questa parola anche in relazione alla vita sociale. Tutti desiderano incarichi ma … quanti sono disposti a farsi carico degli altri, cioè a portare il carico dell’altro. Se stiamo all’esperienza più comune, dobbiamo riconoscere che è più facile scaricare gli altri e liberarsi dal peso. Il pastore della parabola, invece, è tutto pervaso dalla gioia di aver ritrovato la sua pecora. Oggi chiediamo la grazia di fare della comunione una regola che illumina e plasma tutte le altre scelte.



Briciole di Vangelo

di don Silvio Longobardi

s.longobardi@puntofamiglia.net

“Tutti da Te aspettano che tu dia loro il cibo in tempo opportuno”, dice il salmista. Il buon Dio non fa mancare il pane ai suoi figli. La Parola accompagna e sostiene il cammino della Chiesa, dona luce e forza a coloro che cercano la verità, indica la via della fedeltà. Ogni giorno risuona questa Parola. Ho voluto raccogliere qualche briciola di questo banchetto che rallegra il cuore per condividere con i fratelli la gioia della fede e la speranza del Vangelo.


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