Televisione e camorra

AAA. Commissario Cattaneo cercasi

Fotogramma della miniserie televisiva "La piovra" (1984)

di Ida Giangrande

Dove sono i buoni nelle serie televisive a sfondo camorristico? Dalla musica trap a Gomorra è una continua esaltazione del male, ma a cosa ci porterà tutto questo?

La violenza è come il sesso: vende. Lo sanno bene le industrie cinematografiche e anche quelle pornografiche, ed è per questo che di stagione in stagione c’è sempre stata, e sempre ci sarà, una serie televisiva che parla di criminalità organizzata in cui alla violenza si somma una buona dose di scene ad alto contenuto erotico. Ai miei tempi, lo ricordo bene, c’era La Piovra, una serie televisiva andata in onda complessivamente in dieci miniserie dal 1984 al 2001. Ero ancora piccola all’epoca ma ricordo che c’erano due squadre allineate e ben distinte, da un lato i buoni e dall’altro i cattivi. Protagonista della serie, il Commissario Cattaneo, interpretato da un giovane Michele Placido. La scena della sua morte fu forse la prima che mi vide piangere come una imbecille. In fondo il pubblico faceva il tifo per lui ed era naturalmente portato ad immedesimarsi nel coraggio della giustizia, quella che si fa strada a costo della vita e che fa di un uomo, non di certo un santo, ma un eroe quello sì. 

Qualcuno potrebbe pensare che queste cose succedono solo nella fiction, ma a ben guardare non è così. Di Commissari Catteneo, infatti, ne abbiamo e ne abbiamo avuti molti anche nella realtà, penso ai giudici Falcone e Borsellino, a tutti i membri delle Forze dell’Ordine che ogni giorno, chi più chi meno, sfidano il braccio nero della criminalità organizzata. Il guaio è che la televisione sembra non voler più raccontare la forza dell’onestà e preferisce sguazzare nel pantano della corruzione compiacendosi del gusto dell’orrido.

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Da Squadra antimafia, dove il poliziotto si innamora della mafiosa, fino a Gomorra, mi domando dov’è finito il Commissario Cattaneo? O, volendo estendere la domanda, dove sono i buoni? Gomorra in particolare che, per chi non lo sapesse, racconta le vicende, il business e le faide tra clan camorristici, ha riscosso un clamoroso consenso di pubblico. La quarta serie in particolare si è confermata tra le più amate in onda su Sky Atlantic con una media di 905 mila spettatori, in crescita del +4% rispetto agli stessi episodi della terza stagione. Boom anche sui social chiaramente. Su Twitter, l’hashtag #Gomorra4 è entrato nella classifica dei trending topic italiani. Fermo restando che serie come questa raccontano forse il lato di cui più mi vergogno della mia amata città e contribuiscono a diffondere l’idea che Napoli sia solo atmosfere noir, volgarità e brutali violenze, mi domando che cosa si possa amare di una serie televisiva dove tutto è criminale? Dove si arriva ad uccidere anche il proprio padre, non ci sono legami né valori, non ci sono buoni ma solo cattivi?

Da un punto di vista cinematografico non c’è dubbio, Gomorra è certamente uno dei prodotti meglio congeniati degli ultimi anni. La musica, il taglio dei capelli, le auto usate, sono diventati veri e propri cult tra i giovani, ma come la mettiamo con l’esempio che offre? È chiaro che i protagonisti sono gente di malaffare oppure il criminale viene umanizzato a tal punto che da antieroe diventa l’eroe? 

Sia chiaro, non sono di quelle che vorrebbero la televisione delle fiabe, anzi penso che la realtà debba essere raccontata anche nei suoi aspetti più crudi ma senza dimenticare la ricaduta educativa, i risvolti che una produzione cinematografica può avere a medio e lungo termine soprattutto sui più giovani e sulle fasce sociali più esposte. Dal mio punto di vista, la televisione, ma in generale i media, non hanno solo il compito di intrattenere o divertire con effetti speciali, essi diffondono idee, contribuiscono a creare mode e costumi sociali e pertanto questo li rende anche un’agenzia educativa. Dovremmo allora domandarci così ci dice la televisione di oggi? Qual è il fine, il messaggio, l’antica “morale della favola” di molti prodotti che circolano in maniera indisturbata? Dalla musica trap a Gomorra mi sembra di assistere ad una continua, assordante e fuorviante esaltazione del male fine a sé stessa che non è la realtà, perché, grazie a Dio, il mondo è pieno di gente onesta che lavora, ama e vive in maniera dignitosa e la mia Napoli è piena di persone così. Perciò concedeteci fiction dove il male non vince né affascina, e c’è sempre un bene in cui confidare e da cui sentirsi tutelati. Concedeteci fiction che sappiano restituire la fiducia nelle Forze dell’Ordine, nella Magistratura, nello Stato. Concedete a noi genitori la possibilità di indicare modelli positivi ai nostri figli e ridateci, per favore, il Commissario Cattaneo.




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