21 settembre 2019

21 Settembre 2019

Sotto la scorza

di don Silvio Longobardi

Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 9,9-13)
In quel tempo, mentre andava via, Gesù vide un uomo, chiamato Matteo, seduto al banco delle imposte, e gli disse: «Seguimi». Ed egli si alzò e lo seguì. Mentre sedeva a tavola nella casa, sopraggiunsero molti pubblicani e peccatori e se ne stavano a tavola con Gesù e con i suoi discepoli. Vedendo ciò, i farisei dicevano ai suoi discepoli: «Come mai il vostro maestro mangia insieme ai pubblicani e ai peccatori?». Udito questo, disse: «Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati. Andate a imparare che cosa vuol dire: “Misericordia io voglio e non sacrifici”. Io non sono venuto infatti a chiamare i giusti, ma i peccatori».

Il commento

Gesù vide un uomo, chiamato Matteo, seduto al banco delle imposte” (9,9). Nella scena precedente, Gesù rivolge al paralitico un annuncio: “Ti sono perdonati i peccati” (9,2). Queste parole riassumono il senso e la finalità dell’opera salvifica. Il racconto successivo da una parte conferma che la guarigione dell’uomo inizia dal cuore e dall’altra apre un orizzonte nuovo e imprevedibile, annuncia che la salvezza è data a tutti, anche a quelli che hanno voltato le spalle e hanno tradito la fede. Il protagonista di questa scena è Levi, un figlio del popolo che ha ricevuto le promesse. Appartiene alla tribù sacerdotale che custodisce la fede d’Israele attraverso il servizio liturgico. Levi ha rinunciato, è scappato come un malfattore. Anzi, ha fatto di peggio: è passato dalla parte degli occupanti abusivi. Nella vicenda umana la figura del traditore è quella che riceve un’unanime condanna. Levi appartiene a questa categoria. Eppure, quando lo incontra Gesù non si sofferma sull’abito esteriore ma su quello interiore: “vide un uomo”. È questo che attira il suo sguardo, Lui contempla la luce che Dio ha nascosto sotto la scorza della fragile umanità. Levi non ha perso questa luce. Nessun uomo la perde, quali che siano le sue azioni. A Gesù non interessa la veste sociale che egli indossa. Lui sa che sulla carta d’identità di ogni uomo c’è scritto: “immagine di Dio”. È questa ragione ultima della sua sacralità. Quando la figlia del faraone vede il piccolo cesto con un neonato, dice semplicemente: “È un bambino!” (Es 2,6). E lo accoglie come un figlio. Come sarebbe bello se, prima di ogni altra considerazione, fossimo in grado di dire: “È un uomo!”. È il primo passo di una storia tutta trasfigurata dalla presenza di Dio. Prima di guarire la carne malata, prima di rispondere alle molteplici necessità materiali, Gesù vuole restituire all’uomo quella carta d’identità originaria stracciata dal peccato. Oggi chiediamo la grazia di riconoscere e custodire – in noi e negli altri – la coscienza di quella dignità che Dio ha donato ad ogni uomo.



Briciole di Vangelo

di don Silvio Longobardi

s.longobardi@puntofamiglia.net

“Tutti da Te aspettano che tu dia loro il cibo in tempo opportuno”, dice il salmista. Il buon Dio non fa mancare il pane ai suoi figli. La Parola accompagna e sostiene il cammino della Chiesa, dona luce e forza a coloro che cercano la verità, indica la via della fedeltà. Ogni giorno risuona questa Parola. Ho voluto raccogliere qualche briciola di questo banchetto che rallegra il cuore per condividere con i fratelli la gioia della fede e la speranza del Vangelo.


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