25 settembre 2019

25 Settembre 2019

Viva la precarietà

di don Silvio Longobardi

Dal Vangelo secondo Luca (Lc 9,1-6)
In quel tempo, Gesù convocò i Dodici e diede loro forza e potere su tutti i demòni e di guarire le malattie. E li mandò ad annunciare il regno di Dio e a guarire gli infermi. Disse loro: «Non prendete nulla per il viaggio, né bastone, né sacca, né pane, né denaro, e non portatevi due tuniche. In qualunque casa entriate, rimanete là, e di là poi ripartite. Quanto a coloro che non vi accolgono, uscite dalla loro città e scuotete la polvere dai vostri piedi come testimonianza contro di loro». Allora essi uscirono e giravano di villaggio in villaggio, ovunque annunciando la buona notizia e operando guarigioni.

Il commento

Non prendete nulla per il viaggio, né bastone, né sacca, né pane, né denaro, neppure due tuniche” (9,3). Prima di inviare i Dodici ad annunciare la buona notizia Gesù dà alcune raccomandazioni, Luca si presenta particolarmente radicale nel descrivere il corredo missionario: diversamente da Marco (6,8), l’evangelista non prevede neppure il bastone. La scelta della povertà non è solo la necessaria premessa ma anche il contenuto dell’annuncio. Rinunciando ad ogni sicurezza umana il missionario mostra di avere una sconfinata fiducia in Dio, manifesta l’intima certezza di non aver bisogno di niente perché sa già in partenza che l’essenziale non verrà a mancare. Nei discorsi della cena, prima della passione, Gesù ritorna proprio su questo aspetto e chiede agli apostoli: “Quando vi ho mandato senza borsa, né sacca, né sandali, vi è forse mancato qualcosa?”. La risposta è unanime: “Nulla” (Lc 22,35). Questo Vangelo offre a tutti un criterio che il salmista esprime con queste parole: “Temete il Signore, suoi santi: nulla manca a coloro che lo temono” (sal 34,10). La proposta del Vangelo è, come sempre, assai sorprendente. Viviamo in un’epoca in cui ogni forma di precarietà è presentata come una disgrazia o comunque come un grave limite che impedisce la crescita e la realizzazione della persona. Il Vangelo invece invita a  considerare la precarietà come un bene in quanto c’invita a non confidare nei beni materiali ma sull’amore di Dio. Gesù non ci chiede di vivere nell’indigenza né vuole che veniamo a mancare di ciò che è davvero essenziale; ma ci invita a coltivare una più grande fiducia sulla presenza provvidenziale di Dio. In fondo, durante la lunga e faticosa traversata nel deserto, il popolo d’Israele ha sperimentato una dolorosa precarietà ma anche e soprattutto la Provvidenza di Dio.

Signore Gesù, quante volte la ricerca dei beni abbaglia e assorbe tutte le energie. Donaci di vivere la precarietà come un’opportunità e insegnaci a cercare solo quelle le cose che danno valore alla vita.



Briciole di Vangelo

di don Silvio Longobardi

s.longobardi@puntofamiglia.net

“Tutti da Te aspettano che tu dia loro il cibo in tempo opportuno”, dice il salmista. Il buon Dio non fa mancare il pane ai suoi figli. La Parola accompagna e sostiene il cammino della Chiesa, dona luce e forza a coloro che cercano la verità, indica la via della fedeltà. Ogni giorno risuona questa Parola. Ho voluto raccogliere qualche briciola di questo banchetto che rallegra il cuore per condividere con i fratelli la gioia della fede e la speranza del Vangelo.


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