30 settembre 2019

30 Settembre 2019

La veste del Vangelo

di don Silvio Longobardi

Dal Vangelo secondo Luca (Lc 9,46-50)
In quel tempo, nacque una discussione tra i discepoli, chi di loro fosse più grande. Allora Gesù, conoscendo il pensiero del loro cuore, prese un bambino, se lo mise vicino e disse loro: «Chi accoglierà questo bambino nel mio nome, accoglie me; e chi accoglie me, accoglie colui che mi ha mandato. Chi infatti è il più piccolo fra tutti voi, questi è grande». Giovanni prese la parola dicendo: «Maestro, abbiamo visto uno che scacciava demòni nel tuo nome e glielo abbiamo impedito, perché non ti segue insieme con noi». Ma Gesù gli rispose: «Non lo impedite, perché chi non è contro di voi, è per voi».

Il commento

Nacque poi una discussione tra loro, chi di loro fosse più grande” (9,46). Gesù annuncia la croce, i Dodici invece parlano dei posti di onore. Poco prima l’evangelista ha riferito l’episodio in cui Pietro ha riconosciuto Gesù come il “Cristo di Dio” (9,20), guadagnando sul campo un primato che evidentemente non trova tutti d’accordo. Non siamo più all’inizio del cammino, tante esperienze avrebbero dovuto lasciare un segno indelebile. E invece, con una punta di amarezza, l’evangelista fa notare che esiste ancora un contrasto tra la Parola annunciata da Gesù e i desideri coltivati dai discepoli. L’ascolto è sincero ma non cambia il modo di pensare, come una pioggia che non feconda la terra. Manca un leale confronto con il Maestro. L’evangelista sottolinea, infatti, che la discussione avviene a porte chiuse: “tra loro”. Non hanno il coraggio di parlare con Gesù perché sanno già come la pensa. È un brutto segno. Se il Vangelo non diventa il metro di misura della nostra vita, è inevitabile dare spazio alla mentalità del mondo e/o seguire l’istinto della carne. Questo stile genera una vita di continui compromessi, giustificati con l’idea che occorre adattarsi alle condizioni del mondo. Il credente, invece, parte sempre dalla Parola di Dio, non si stanca di misurare le scelte con il Vangelo, ha il coraggio di mettersi in discussione e di accogliere le richieste del Signore, anche quelle che appaiono più impegnative. Essere discepoli non significa solo ascoltare ma dare credito al Maestro e quindi modificare in modo sostanziale tanto i pensieri quanto le azioni. Si comprende allora il severo ammonimento che Gesù rivolge proprio ai discepoli: “Chi ascolta e non mette in pratica, è simile a un uomo che ha costruito una casa sulla terra, senza fondamenta” (Lc 6,49). Quando arrivano le tempeste, la casa non ha difese e crolla miseramente. Così è la fede di chi ha paura di indossare la veste cucita dalla Parola. “Chi non vive come crede, finirà per credere come vive”, diceva un prete che ho conosciuto nella mia giovinezza. Aveva ragione.



Briciole di Vangelo

di don Silvio Longobardi

s.longobardi@puntofamiglia.net

“Tutti da Te aspettano che tu dia loro il cibo in tempo opportuno”, dice il salmista. Il buon Dio non fa mancare il pane ai suoi figli. La Parola accompagna e sostiene il cammino della Chiesa, dona luce e forza a coloro che cercano la verità, indica la via della fedeltà. Ogni giorno risuona questa Parola. Ho voluto raccogliere qualche briciola di questo banchetto che rallegra il cuore per condividere con i fratelli la gioia della fede e la speranza del Vangelo.


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