
Toccate Dio dappertutto
di don Silvio Longobardi
Dal Vangelo secondo Luca (Lc 11,27-28)
In quel tempo, mentre Gesù parlava, una donna dalla folla alzò la voce e gli disse: «Beato il grembo che ti ha portato e il seno che ti ha allattato!». Ma egli disse: «Beati piuttosto coloro che ascoltano la parola di Dio e la osservano!».
Il commento
“Beati piuttosto coloro che ascoltano la parola di Dio e la osservano!” (11,28). Le parole della donna sono sincere, con una sensibilità tipicamente femminile ella intreccia la vicenda di Gesù alla madre che lo ha portato in grembo e gli ha dato il latte (11,27). Niente di più naturale! Ma proprio per questo Gesù invita ad elevare lo sguardo. Non bisogna guardare e misurare la vita con i canoni dell’emotività ma con quelli della fede. Dal momento che Dio si è fatto uomo, tutto l’umano è come toccato e illuminato dalla presenza di Dio. Tutto, senza eccezione alcuna. Con lucida intuizione Charles Péguy spiegava così la grande rivoluzione operata dal cristianesimo: “Non si può più stare tranquilli con voi. Dei valori umani, di tutti i valori umani, dei semplici valori umani, avete fatto dei valori divini. Voi portate tutto a Dio, voi avete riferito tutto a Dio. Voi toccate Dio dappertutto”. La fede invita a considerare l’uomo come immagine di Dio, cioè il segno visibile della presenza divina nella storia. E chiede perciò di riscrivere nella luce dello Spirito ogni legame affettivo, anche e soprattutto quelli più significativi che strutturano la nostra vita; e cioè la relazione coniugale e quella genitoriale. Gli sposi cristiani sanno (o dovrebbero sapere) che l’amore che li unisce non è soltanto un sentimento ma un sacramento, sono consapevoli che sanno non hanno seguito l’istinto del cuore ma hanno riconosciuto e accolto la chiamata di Dio. L’amore non li impegna soltanto ad essere sostegno l’uno per l’altro ma li immerge nella storia di salvezza e li rende collaboratori di Dio. Tutta la loro vita è toccata dalla grazia. L’essere madre e padre non è soltanto espressione di quella fecondità che appartiene per istinto ad ogni essere umano; ma scaturisce dal desiderio di donare alla Chiesa figli che potranno partecipare e arricchire la sua missione nella storia degli uomini. È impossibile comprendere questa straordinaria sinfonia, che intreccia l’umano e il divino, se non ci lasciamo illuminare dalla Parola. È questa la grazia che oggi chiediamo.
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