
La forza dei poveri
di don Silvio Longobardi
Dal Vangelo secondo Luca (Lc 18,1-8)
In quel tempo, Gesù diceva ai suoi discepoli una parabola sulla necessità di pregare sempre, senza stancarsi mai: «In una città viveva un giudice, che non temeva Dio né aveva riguardo per alcuno. In quella città c’era anche una vedova, che andava da lui e gli diceva: “Fammi giustizia contro il mio avversario”. Per un po’ di tempo egli non volle; ma poi disse tra sé: “Anche se non temo Dio e non ho riguardo per alcuno, dato che questa vedova mi dà tanto fastidio, le farò giustizia perché non venga continuamente a importunarmi”». E il Signore soggiunse: «Ascoltate ciò che dice il giudice disonesto. E Dio non farà forse giustizia ai suoi eletti, che gridano giorno e notte verso di lui? Li farà forse aspettare a lungo? Io vi dico che farà loro giustizia prontamente. Ma il Figlio dell’uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?».
Il commento
“Ma il Figlio dell’uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?” (18, 8). La parabola sulla necessità della preghiera si conclude con un interrogativo drammatico. Uno di quelli che fanno pensare e… tremare. Da notare anzitutto lo stretto legame tra preghiera e fede. L’introduzione indica chiaramente il tema: “Diceva loro una parabola sulla necessità di pregare sempre, senza stancarsi mai” (18,1). Gesù invita i discepoli a custodire una rigorosa fedeltà orante come immagine di una Chiesa che non si affida alle sue forze ma confida nell’amore provvidente di Dio. Quanto più sperimentiamo l’umana debolezza tanto più facciamo della preghiera la nostra forza. Questa breve ma densa catechesi sulla preghiera trova la sua conclusione in una domanda che invece chiama in causa la fede. La domanda non riceve risposta, risuona in tutti i secoli come una provocazione che tocca tutte le generazioni. Solo la preghiera ardente – che assume la forma di una supplica diuturna – permette alla Chiesa di giungere al traguardo della storia con la veste luminosa della fede. Se invece ci lasciamo impaurire dalle minacce e dai pericoli, se si fa strada la convinzione che non possiamo contare su Dio, se l’insistente e fervorosa preghiera viene sostituita dall’azione, se invece di restare in ascolto della Parola diamo spazio unicamente ai nostri progetti… Insomma, se la fiducia orante cede posto al pragmatismo, come se la salvezza del mondo dipendesse da noi, sfiguriamo il volto della Chiesa. Gesù invita perciò la comunità ad essere come la vedova che non si stanca di chiedere giustizia, anche se umanamente tutto lascia pensare che non potrà ottenerla. Non si stanca di costruire il Regno, anche se la politica sembra andare da tutt’altra parte. La fede si traduce nell’ostinata preghiera e la preghiera mantiene viva la fede. Diceva Sant’Agostino: “Per pregare, dobbiamo credere, e perché non venga meno la fede con cui preghiamo, dobbiamo pregare. La fede fa sgorgare la preghiera: la preghiera sgorgata ottiene la stabilità della fede” (Discorsi, 115,1). È questa la via che vogliamo percorrere con sempre maggiore determinazione.
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