
Fedeli ad ogni costo
di don Silvio Longobardi
Dal Vangelo secondo Luca (Lc 13,31-35)
In quel momento si avvicinarono a Gesù alcuni farisei a dirgli: «Parti e vattene via di qui, perché Erode ti vuole uccidere».
Egli rispose loro: «Andate a dire a quella volpe: “Ecco, io scaccio demòni e compio guarigioni oggi e domani; e il terzo giorno la mia opera è compiuta. Però è necessario che oggi, domani e il giorno seguente io prosegua nel cammino, perché non è possibile che un profeta muoia fuori di Gerusalemme”. Gerusalemme, Gerusalemme, tu che uccidi i profeti e lapidi quelli che sono stati mandati a te: quante volte ho voluto raccogliere i tuoi figli, come una chioccia i suoi pulcini sotto le ali, e voi non avete voluto! Ecco, la vostra casa è abbandonata a voi! Vi dico infatti che non mi vedrete, finché verrà il tempo in cui direte: “Benedetto colui che viene nel nome del Signore! ”».
Il commento
“È necessario [deì] che oggi, domani e il giorno seguente io prosegua nel cammino” (13,33). Gesù è venuto per combattere il male che assedia l’uomo. Non può assolutamente rinunciare a questo compito perché è in gioco la verità di Dio e la dignità dell’uomo. Colui che ha creato l’uomo non può abbandonarlo al suo destino. Gesù deve portare a compimento la sua missione. Ad ogni costo. Il verbo iniziale indica una necessità che appartiene al progetto salvifico, qualcosa di assolutamente essenziale. Per questo motivo il Nazareno non può sottrarsi, nessuno lo costringe ma è Lui che per amore dell’uomo sceglie di abbracciare questa storia. Lo fa con piena consapevolezza, come appare nelle parole successive: “Non è possibile che un profeta muoia fuori di Gerusalemme” (13,33). Un profeta deve arrivare a Gerusalemme perché ha il dovere di annunciare la parola di Dio a quelli che hanno la suprema autorità religiosa. La Città Santa non rappresenta il luogo del trionfo ma del martirio, Gesù lo sa. E decide di andare avanti.
Nella luce di questa parola, possiamo rileggere la nostra vita. Nei giorni scorsi ho letto questa testimonianza di una cristiana del Pakistan: “Dal paese da cui provengo, ogni cristiano è pronto a morire per la sua fede. Nessuno di noi ci penserebbe nemmeno una volta a dare la sua vita per ciò in cui crede. Lo insegniamo anche ai nostri bambini”. Ogni volte che diciamo il nostro eccomi permettiamo a Dio di realizzare nell’oggi la sua storia di salvezza. Ci sono situazioni e vicende in cui si fa strada la tentazione di abbandonare. In questi casi la testimonianza dei santi è una luce preziosa. Nonostante le molteplici difficoltà, il beato Rosmini scriveva: “Rimanere in perfetta tranquillità circa tutto ciò che avviene per divina disposizione riguardo alla Chiesa di Gesù Cristo, operando per essa secondo la chiamata divina”. Oggi chiediamo la grazia di restare fedeli: “Signore, donami, un amore che non si lascia frenare dalla fatica e dagli sbagli; e la gioia di portare a compimento l’opera che tu mi hai affidato”.
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