Vita

Il valore dell’esistenza di Giovannino è infinito

neonato

di Chiara Chiessi

La storia di Giovannino la conosciamo tutti ormai: abbandonato dai genitori subito dopo la nascita perché affetto da una malattia. Tanta la solidarietà intorno a questo piccolo combattente, ma intanto dalla sua vicende emergono tutte le ombre di un sistema contraddittorio e inquietante.

Giovannino è un neonato di quattro mesi affetto dall’Ittiosi Arlecchino, una malattia che colpisce la pelle ed aumenta il rischio di infezioni anche in tenera età. Una condizione molto grave, ma con l’impegno dell’unità di terapia intensiva neonatale dell’ospedale Sant’Anna di Torino, dove è nato, e con la sua grande voglia di vivere, sta riuscendo piano piano a superare, almeno nella fase più acuta post-natale. Il piccolo è stato concepito con la fecondazione artificiale, ma quando i genitori hanno scoperto alla sua nascita la malattia di cui era affetto, lo hanno abbandonato all’ospedale torinese.

Gli infermieri ed i medici del reparto sono i suoi genitori, che lo accudiscono con grande amore. Il bambino non ha problemi neurologici, ma si distingue solo per la cute delicatissima, tanto che deve essere cosparso di unguenti ed oli due-tre volte al giorno. Non ci sono cure alla malattia di Giovannino, ma le sue condizioni possono sicuramente migliorare sempre di più.

È un bimbo sveglio, gli piace essere portato in giro, ama sentire la musica ed è un po’ il figlio di tutto il reparto: ha 40 mamme e 10 papà – spiega Daniele Farina, direttore della Neonatologia dell’ospedale Sant’Anna -. Certo, la parte triste della sua storia è che i genitori hanno deciso che non volevano tenerlo […]. La cosa buona è che ora, dopo che la vicenda è venuta alla luce, hanno iniziato a chiamarci da tutta Italia per prendere Giovannino in adozione“.

In questa dolorosa vicenda, quello che però è più bello da considerare è la gara di solidarietà di tante famiglie italiane che stanno inondando di telefonate l’ospedale per adottare il piccolo. Segno che ci sono ancora tante persone che sanno guardare oltre la malattia, e sanno vedere in ogni essere umano la sua dignità intrinseca ed il grande valore che ha, a prescindere dalle sue condizioni.

Anche la Piccola Casa della Divina Provvidenza, fondata da San Giuseppe Benedetto Cottolengo, si è offerta di accogliere il piccolo. Qui di seguito il bel testo che ha scritto il Padre Generale rivolgendosi direttamente a Giovannino:

“Caro Giovannino,

quando questa mattina abbiamo letto la tua storia, così breve ma già così importante, ci è venuto subito nel cuore il desiderio di accoglierti tra noi. Sai, don Giuseppe Cottolengo ha voluto una casa proprio per quanti fanno fatica a trovarne una perché la loro situazione di vita o di salute era particolarmente difficile. E così vogliamo continuare a fare anche noi.

Sai, alcuni pensano ancora a casa nostra come un luogo dove abita gente che è bene non mostrare in giro, o che è segregata chissà in che modo. In realtà, sempre di più la Piccola Casa che, se sarà necessario, è disposta ad essere la tua casa, sta modulando risposte diverse a domande diverse. C’è chi ha bisogno di una struttura sanitaria, chi ha bisogno di una casa di cura o di assistenza perché non autosufficiente, chi di una scuola, chi di una casa famiglia, chi di una comunità di accoglienza…

Anche per te, caro Giovannino, vorremmo pensare un’accoglienza degna del valore infinito della tua esistenza, con tutto ciò che sarà necessario e nelle modalità che richiede una situazione così particolare come la tua: insomma una casa con persone che ti vogliono bene e si prendono cura di te fino a quando sarà necessario.

Se poi ci sarà una famiglia, con un papà e una mamma che vorranno essere tuoi genitori, saremo contenti di affidarti a loro. Quello che ci preme dirti ora, e che questa mattina con Madre Elda e Fratel Giuseppe abbiamo subito pensato, è che tu una casa ce l’hai: la nostra casa è la tua casa! E siamo certi che la Divina Provvidenza, in sinergia con le istituzioni che vorranno aiutarci, non mancherà di dare tutto il necessario.

                                                                                 Ti abbracciamo con tutto il cuore.

                                                                                              Torino, 6 novembre 2019

 

A nome di tutta la Piccola Casa della Divina Provvidenza

Padre Carmine Arice (Padre generale della Piccola Casa della Divina Provvidenza)”.

 

Da questa vicenda, scaturiscono alcune considerazioni: la mentalità diffusa nella nostra società è quella dello scarto, analogamente a quanto accadeva a Sparta quando nascevano neonati malformati. Cosa facevano gli Spartani? Li buttavano giù da una rupe. Oggi con l’aborto e l’eutanasia si vuole fare la stessa cosa; così come con la fecondazione artificiale con cui, oltre a sacrificare tantissimi embrioni per soddisfare le richieste dei genitori, in molti casi questi bambini vengono poi abbandonati quando si scopre che non sono “perfetti”.

È la mentalità del “pacco di Amazon”, che si può “far tornare indietro” quando non corrisponde alle proprie aspettative. Guardiamo invece all’esempio di San Giuseppe Benedetto Cottolengo, il fondatore della Piccola Casa, dove trovano tutt’oggi assistenza ed ospitalità malati e poveri, i più rifiutati dalla società, coloro verso cui il Santo spendeva ogni energia perché vedeva in loro Cristo povero e crocifisso.

Così come dice il Padre Generale nella lettera, “il valore dell’esistenza di Giovannino è infinito”: siamo noi che dobbiamo cambiare il modo con cui guardiamo bambini come Giovannino e tanti altri.




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