
Ricostruire ponti
di don Silvio Longobardi
Dal Vangelo secondo Luca (Lc 17,1-6)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «È inevitabile che vengano scandali, ma guai a colui a causa del quale vengono. È meglio per lui che gli venga messa al collo una macina da mulino e sia gettato nel mare, piuttosto che scandalizzare uno di questi piccoli. State attenti a voi stessi! Se il tuo fratello commetterà una colpa, rimproveralo; ma se si pentirà, perdonagli. E se commetterà una colpa sette volte al giorno contro di te e sette volte ritornerà a te dicendo: “Sono pentito”, tu gli perdonerai». Gli apostoli dissero al Signore: «Accresci in noi la fede!». Il Signore rispose: «Se aveste fede quanto un granello di senape, potreste dire a questo gelso: “Sràdicati e vai a piantarti nel mare”, ed esso vi obbedirebbe».
Il commento
“Se tuo fratello sette volte al giorno pecca e sette volte al giorno chiede perdono, tu glielo concederai” (17,4). Il simbolo settenario indica pienezza: perdonare sette volte al giorno significa dunque impegnarsi a perdonare sempre! È questo lo stile e la responsabilità del discepolo. Gesù sottolinea però che il perdono non va inteso come una generica sanatoria che cancella la colpa. Per questo precisa le condizioni che rendono doveroso il perdono: chi vuole il perdono, lo deve chiedere con umiltà e, così facendo, si prepara ad accoglierlo come una nuova e straordinaria possibilità per dare una svolta alla propria esistenza. Non è facile trovare un giusto equilibrio tra pentimento e perdono. L’insistenza sul pentimento non deriva dal desiderio di umiliare chi ha sbagliato ma nasce dall’amore: se infatti il fratello non prende coscienza del peccato che ha commesso, non può neppure lottare con decisione contro il male e rischia perciò di ricadere negli stessi errori. Il pentimento non solo manifesta la coscienza dei propri limiti ma esprime anche una chiara presa di distanza e l’impegno a cambiare strada. Se manca il pentimento, il perdono rischia di non essere nemmeno compreso e accolto come un dono, cioè un gesto gratuito di carità che ricostruisce la comunione ferita. “Un uomo può ricevere il perdono dei peccati solo se ad essi rinuncia e si slancia verso l’Altissimo e verso Dio con una vera conversione del cuore” (San Fulgenzio di Ruspe). Il pentimento è un passaggio ineliminabile di quel processo di conversione che accompagna tutta la vita. La Chiesa è chiamata a denunciare il male con chiarezza per aiutare i battezzati a riconoscere e allontanare il peccato. Ma è chiamata anche a testimoniare che l’amore di Dio è più forte dei nostri errori. Annunciare e manifestare la misericordia significa gettare un seme nel terreno della nostra fragile umanità nella speranza che possa germogliare e portare frutti di conversione. Oggi chiediamo la grazia di fare i passi necessari per ricostruire ponti e sanare le ferite.
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