13 novembre 2019

13 Novembre 2019

Accettano la sfida

di don Silvio Longobardi

Dal Vangelo secondo Luca (Lc 17,11-19)
Lungo il cammino verso Gerusalemme, Gesù attraversava la Samarìa e la Galilea. Entrando in un villaggio, gli vennero incontro dieci lebbrosi, che si fermarono a distanza e dissero ad alta voce: «Gesù, maestro, abbi pietà di noi!». Appena li vide, Gesù disse loro: «Andate a presentarvi ai sacerdoti». E mentre essi andavano, furono purificati. Uno di loro, vedendosi guarito, tornò indietro lodando Dio a gran voce, e si prostrò davanti a Gesù, ai suoi piedi, per ringraziarlo. Era un Samaritano. Ma Gesù osservò: «Non ne sono stati purificati dieci? E gli altri nove dove sono? Non si è trovato nessuno che tornasse indietro a rendere gloria a Dio, all’infuori di questo straniero?». E gli disse: «Àlzati e va’; la tua fede ti ha salvato!».

Il commento

Lungo il cammino verso Gerusalemme, Gesù attraversava la Samaria e la Galilea” (17,11). È una scena particolarmente dinamica segnata dai verbi di movimento. Il primo a muoversi è Gesù. Nel primo versetto troviamo due verbi [poreúomai e diérchomai] che fanno pensare al viaggio e alla fatica del cammino. Non è un viaggio qualsiasi ma quello che lo conduce nella Città Santa dove la sua missione troverà compimento. Gesù cammina verso la meta. All’improvviso entrano in scena dieci lebbrosi: “gli vennero incontro” (17,12). Avendo saputo che passava il Rabbì della Galilea, lo raggiungono, si muovono verso di Lui. Questo movimento non è affatto scontato. Non lo hanno cercato, è Gesù che passa sulla loro strada ed offre loro una possibilità. Non è Lui a cercarli, sono loro che vanno verso di Lui. Questi uomini sono pronti a tutto, anche a sperimentare una nuova e più cocente delusione, che di tutte le esperienze umane è certamente quella più dolorosa. Si recano da Lui perché non hanno niente da perdere ma anche perché hanno una speranza nel cuore. Il motore della vita è la speranza. Se venisse a mancare, il presente diventerebbe una prigione, saremmo condannati a vivere senza più sapere se ne vale la pena. Quando poi la speranza è riposta in Dio, allora siamo al sicuro. In realtà i lebbrosi non sanno o non esprimono la fede messianica, come farà il cieco di Gerico (Lc 18,38), si limitano a dire: “Gesù, maestro, abbi pietà di noi!” (17,13). Evidentemente riconoscono in Lui un Rabbi che insegna e agisce con l’autorità di Dio.

Ogni volta che ci mettiamo cammino accettiamo una sfida, possiamo farlo solo se abbiamo una buona motivazione. Quanto più faticoso è il cammino, tanto più seria deve essere la motivazione. I dieci lebbrosi hanno un motivo piuttosto importante. Anche noi abbiamo tanti traguardi da raggiungere ma li vogliamo raggiungere da soli, pensiamo di essere capaci e di bastare a noi stessi. I lebbrosi, invece, sanno di non poter far nulla, proprio nulla, per uscire dalla loro triste condizione. Per questo si rivolgono a Gesù. Oggi chiediamo la grazia di avere la stessa speranza e la stessa fede.



Briciole di Vangelo

di don Silvio Longobardi

s.longobardi@puntofamiglia.net

“Tutti da Te aspettano che tu dia loro il cibo in tempo opportuno”, dice il salmista. Il buon Dio non fa mancare il pane ai suoi figli. La Parola accompagna e sostiene il cammino della Chiesa, dona luce e forza a coloro che cercano la verità, indica la via della fedeltà. Ogni giorno risuona questa Parola. Ho voluto raccogliere qualche briciola di questo banchetto che rallegra il cuore per condividere con i fratelli la gioia della fede e la speranza del Vangelo.


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