
Un cieco che ci vede fin troppo bene
di don Silvio Longobardi
Dal Vangelo secondo Luca (Lc 18,35-43)
Mentre Gesù si avvicinava a Gèrico, un cieco era seduto lungo la strada a mendicare. Sentendo passare la gente, domandò che cosa accadesse. Gli annunciarono: «Passa Gesù, il Nazareno!». Allora gridò dicendo: «Gesù, figlio di Davide, abbi pietà di me!». Quelli che camminavano avanti lo rimproveravano perché tacesse; ma egli gridava ancora più forte: «Figlio di Davide, abbi pietà di me!». Gesù allora si fermò e ordinò che lo conducessero da lui. Quando fu vicino, gli domandò: «Che cosa vuoi che io faccia per te?». Egli rispose: «Signore, che io veda di nuovo!». E Gesù gli disse: «Abbi di nuovo la vista! La tua fede ti ha salvato». Subito ci vide di nuovo e cominciò a seguirlo glorificando Dio. E tutto il popolo, vedendo, diede lode a Dio.
Il commento
“Mentre si avvicinava a Gerico, un cieco era seduto lungo la strada a mendicare” (18,35). La pagina evangelica non è la nuda cronaca di una guarigione ma l’annuncio gioioso di un’esperienza di fede. Il protagonista è un uomo cieco ma, a leggere con attenzione il racconto, ci accorgiamo che ci vede meglio degli altri. Sta lungo la strada quando sente trambusto e chiede cosa accade. Gli dicono: “Passa Gesù il Nazareno” (18,37). Lui reagisce con una certezza che solo la fede può dare. E difatti non si rivolge al Rabbi di Nazaret ma all’inviato di Dio: “Figlio di Davide, abbi pietà di me!” (18,39). Lo riconosce e lo invoca come il Messia promesso dai profeti. La fede gli permette di guardare più lontano. Gli occhi della carne ci fanno guardare la realtà sociologica e spesso si fermano alla cronaca; la fede, invece, dona la luce per comprendere il senso e il valore degli eventi. Questa è solo la prima tappa del cammino. Il cieco non si limita a chiedere garbatamente ma grida con tutte le forze per attirare l’attenzione e non si ferma neppure quando viene rimproverato aspramente dalla gente. Questa perseveranza è segno della fede, il cieco non vuole perdere la possibilità di incontrare Gesù. Ed è la seconda tappa. Poco dopo, quando si trova dinanzi a Gesù, quando cioè viene introdotto nell’intimità della relazione, lo interpella così: “Signore [Kýrie], che io veda di nuovo” (18,41). Nella traduzione greca dei LXX questo appellativo è il nome di Dio. È la terza tappa. Il racconto lucano si conclude con una constatazione: “Il cieco ci vide di nuovo e cominciò a seguirlo” (18,43). La fede che lo ha condotto all’incontro, si traduce nella sequela. È questo il punto di arrivo: chi s’incontra davvero con Gesù non può fare a meno di stare con lui. È accaduto così ai primi discepoli: “Videro dove egli dimorava e quel giorno rimasero con lui” (Gv 1,39). Oggi chiediamo la grazia di restare incollati al Signore Gesù per fare degli eventi della vita altrettante tappe di un pellegrinaggio che troverà il suo sigillo nell’incontro che sazia ogni desiderio.
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