
Piazza pulita
di don Silvio Longobardi
Dal Vangelo secondo Luca (Lc 19,45-48)
In quel tempo, Gesù, entrato nel tempio, si mise a scacciare quelli che vendevano, dicendo loro: «Sta scritto: “La mia casa sarà casa di preghiera”. Voi invece ne avete fatto un covo di ladri». Ogni giorno insegnava nel tempio. I capi dei sacerdoti e gli scribi cercavano di farlo morire e così anche i capi del popolo; ma non sapevano che cosa fare, perché tutto il popolo pendeva dalle sue labbra nell’ascoltarlo.
Il commento
“Ed entrato nel tempio, si mise a scacciare [ekbállein] quelli che vendevano” (19,45). Gesù non chiede delicatamente ai mercanti di accomodarsi fuori. Anche se Luca non si sofferma sui dettagli, possiamo affermare che li caccia via con molta durezza. Il verbo ekbállō è usato per scacciare i demoni (Mt 17,19) o per annunciare il giudizio definitivo: “Il servo inutile gettatelo [ekbálete] fuori nelle tenebre” (Mt 25,30). L’evangelista utilizza lo stesso verbo per invitare i discepoli ad allontanare il male che ha preso dimora in noi: “Togli prima la trave dal tuo occhio” (Lc 6,42). Troppo facile leggere questa scena come spettatori che applaudono lo stile energico di Gesù e sperano che nella vita pubblica ci siano tanti altri pronti a fare piazza pulita per allontanare la corruzione. Il Vangelo ci costringe a guardare in noi stessi, ci chiede di individuare con onestà il male che si nasconde nelle pieghe del cuore e ci obbliga a combatterlo con maggiore determinazione. Dio non sopporta il male, come ricorda il salmista: “Ridurrò al silenzio ogni mattino tutti i malvagi del paese, per estirpare dalla città del Signore quanti operano il male” (sal 101,8). Nella stessa linea l’apostolo Giovanni: “Dio è luce e in lui non c’è tenebra alcuna” (1Gv 1,5). Non dobbiamo accettare compromessi. Non basta togliere tutto quello che non va, dobbiamo gettarlo fuori con prontezza e fermezza. Senza rimpianti. E con la stessa risoluzione compiere tutte quelle scelte che favoriscono la nostra comunione con Dio.
La scena chiassosa si conclude con questa curiosa annotazione: “Ogni giorno insegnava nel tempio” (19,47). Dopo aver scacciato i mercanti Gesù può insegnare liberamente! Mi pare un’immagine suggestiva che dobbiamo applicare tanto alla vita ecclesiale quanto a quella personale. Se liberiamo il nostro cuore dalle voci e dai rumori, da tutto ciò che offende Dio o soffoca la sua voce, solo allora la Parola può risuonare in tutta la sua forza, seminare desideri e portare frutto. È questa la grazia che oggi chiediamo.
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