CORRISPONDENZA FAMILIARE

di don Silvio Longobardi

La parola della croce. Appello agli sposi fedeli

25 Novembre 2019

anelli

Restare fedeli anche dopo la separazione è possibile? Don Silvio: “Il matrimonio non è un accordo umano da negoziare ma un dono di Dio da custodire. Se la fedeltà al patto nuziale perde la sua oggettiva bellezza, se non viene più proposta come un bene essenziale da coltivare e difendere anche a costo di grandi sacrifici, s’indebolisce tutto l'annuncio del Vangelo”.

La vita di un sacerdote è uno scrigno di segreti. Quante storie all’ombra del confessionale. Quanti sposi mi hanno consegnato il loro vissuto! Ho raccolto le lacrime di chi sperimentava una situazione desolante e insopportabile. Ho ascoltato e condiviso anche vicende assai dolorose ma attraversate dalla luce della fede. Come questa.

Un uomo di 50 anni, separato da 16 anni. Un matrimonio finito prima ancora di iniziare. È rimasto fedele alle sue preghiere e alla Messa domenicale ma non si accostava ai sacramenti. Conosceva i comandamenti e non chiedeva alcuno sconto. Sapeva di essere in difetto, non aveva saputo rinunciare all’abbraccio di una donna. Aveva vissuto altre esperienze affettive ma in modo discontinuo. Fino a quando, sentendo che tutto questo non riusciva a sopprimere il vuoto che provava, decise di fare un ritiro presso un’abbazia. Aveva bisogno di ritrovare se stesso.

Tra quelle mura antiche, che avevano custodito la fede dei padri, ha incontrato un monaco che ha saputo ascoltarlo e consegnargli parole nuove che, fino a quel momento, nessuno aveva avuto il coraggio di dirgli. Quelle parole lo hanno lanciato in un cammino di fede più ardente. Il fallimento del matrimonio non gli impediva di essere un buon cristiano e di vivere in pienezza la sua fede. A condizione di custodire la fedeltà al patto nuziale. Era necessario rinunciare alle esperienze mordi e fuggi ed era doveroso mettere da parte il desiderio di trovare una persona che potesse rispondere al vuoto affettivo. Solo Dio poteva riempire quel vuoto. Invece di cercare un fuggevole carpe diem era opportuno accogliere la grazia che Dio non avrebbe fatto mancare. Quel monaco non lo ha rassicurato con parole accomodanti ma lo ha fortificato con la parola della croce. Non gli ha aperto le scorciatoie della tolleranza misericordiosa ma gli ha chiesto di camminare nei sentieri stretti del Vangelo. 

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Quell’incontro poteva essere percepito come un altro muro e invece ha aperto una strada nuova, ha permesso di comprendere che la solitudine in cui si era venuto a trovare non era una maledizione ma una condizione esistenziale, non voluta da Dio ma causata dagli errori umani. Lui sapeva di avere una parte di responsabilità. E sapeva perciò che doveva portarne il peso. Quel ritiro gli fece comprendere che non lo doveva portare da solo. Un Altro lo accompagnava e sosteneva.

Mentre ascoltavo con crescente stupore questa testimonianza, non potevo fare a meno di pensare all’opera che lo Spirito Santo compie nel segreto dei cuori: è Lui che accende il desiderio della preghiera e tesse la trama di quegli incontri che aprono o fortificano la fede. Pensavo anche all’opera nascosta di un’abbazia, lontana dalla cronaca ma ben radicata nella storia salvifica. E pensavo anche a quella lettura superficiale della vita coniugale che, nel desiderio sincero di accogliere gli sposi separati e risposati (o conviventi), finisce per calpestare il valore del patto nuziale.

Il matrimonio non è un accordo umano che può e deve essere negoziato ma un dono di Dio che può e deve essere custodito. Se la fedeltà al patto nuziale perde la sua oggettiva bellezza, se non viene più proposta come un bene essenziale da coltivare e difendere anche a costo di grandi sacrifici, s’indebolisce tutto l’annuncio del Vangelo, non sappiamo più proporre la sequela crucis come una via per tutti né sappiamo più presentare l’amore come un’alleanza che impegna per sempre.

La storia che vi ho raccontato mi spinge a chiedervi una particolare preghiera. Abbiamo bisogno di vescovi e preti che sanno diventare compagni di viaggio degli sposi, nutrendo la loro fede e curando le loro ferite. Abbiamo bisogno di Pastori che credono e vivono in Dio e sanno per esperienza che il suo Amore è capace di saziare ogni desiderio e sanare ogni ferita. 




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