Sessualità

Preservativi gratis a scuola? Grazie anche no…

di Ida Giangrande

Se ne parla da anni ormai, quello dei condom a scuola sembra essere il tentativo di contrastare il dilagante fenomeno della dittatura dei sensi. Come a dire: “Se proprio non potete farne a meno, almeno proteggetevi”. Ma da madre avrei qualche parolina da dire…

Nei giorni scorsi è stato diffuso l’annuncio di una proposta, quella di distribuire gratuitamente profilattici a scuola e nelle università. Il vice ministro pentastellato della Salute, Pierpaolo Sileri, ha annunciato un emendamento ad hoc nella manovra economica e che consiste nell’idea di stanziare due milioni di euro nel prossimo triennio per una campagna di sensibilizzazione e informazione che preveda anche la consegna di condom gratuiti agli studenti.

Bene per l’Associazione Presidi, che applaude le misure di profilassi, ma vorrebbe distinguere tra studenti medi e universitari. Di parere totalmente contrario invece il Moige, Movimento Italiano Genitori ONLUS. “La scuola non è il luogo adatto all’installazione di un distributore di preservativi – fa sapere – che non risolve i problemi dei giovani ma che si limita a mettere le strutture scolastiche sullo stesso piano di farmacie o supermercati, luoghi in cui i condom sono già facilmente accessibili”.

E ancora: “Questa decisione rappresenta una soluzione strumentale ai problemi relativi alla sessualità che ancora una volta fa vedere e fa intendere il sesso ai ragazzi solo in un’ottica asettica e meccanica, mentre ciò che è realmente necessario è fornire un’educazione sessuale che preveda un approfondimento di tipo psicologico e di educazione alla affettività e al rispetto verso l’altro”.

Sulla delicata questione si è espresso anche Gigi De Palo, presidente del Forum delle Associazioni Familiari, che sul suo profilo Facebook ha scritto: “Educare non è trovare scorciatoie, ma allargare gli orizzonti. Un ragazzo non vuole il preservativo gratis, ma sapere che l’amore è una cosa seria. Io nelle scuole ci sono andato e ci vado e i giovani non mi chiedono come si usano gli anticoncezionali, ma se si può amare una persona per tutta la vita. Non banalizziamo i giovani! Non portiamoli al nostro livello. Non rendiamo meschini i loro sogni!”.

Da madre avrei qualche parolina da dire anche io. Abbiamo avuto modo di registrare come negli ultimi anni, complice anche una generale stanchezza dei genitori sempre super-indaffarati, si faccia fatica a parlare di sessualità con i propri figli. Imbarazzo, ignoranza e timore spesso la fanno da padroni, e mi sono ritrovata a raccogliere domande del tipo: “Che differenza c’è tra sesso e sessualità?”. Tutto questo evidenzia certamente un problema di fondo a cui la Scuola tenta di far fronte, anche se questa non è una sua competenza: il disorientamento generale non solo dei ragazzi, ma soprattutto degli adulti e il conseguente vuoto educativo su questi temi.

Leggi anche: Tre step per parlare di sessualità ai figli…

Di sesso oggi si parla sempre, riferimenti espliciti sono presenti anche nei cartoni animati per non parlare poi della spinosa questione del porno in Rete che praticamente convive, braccio a braccio, con i nostri figli e con noi. Dunque non è un’ignoranza nozionistica, sul sesso sappiamo, tecnicamente, tutto ciò che c’è da sapere. Siamo super-informati, ma forse come generazione di adulti abbiamo perso la competenza sull’affettività che è ben altra cosa. Abbiamo perso la capacità di trasmettere un valore. 

Quand’ero piccola ricordo con grande affetto i momenti in cui mia madre e io ci dedicavamo un po’ di tempo da sole. Io immersa nella vasca piena di schiuma profumata, lei in ginocchio accanto a me che mi accarezzava la schiena con la spugna. Nell’aria il tepore del calorifero e sui vetri del bagno la lotta tra il caldo del nostro ambiente e il freddo dell’inverno che proveniva da fuori. Mentre mi faceva il bagno parlavamo un po’ di tutto e anche dell’amore. Mia madre è sempre stata una donna timida, schiva, silenziosa, ma non arrossiva quando mi parlava della sua storia d’amore con papà, della sua prima notte di nozze, di quella vestaglia bianca che le aveva cucito la nonna. Non abbassava gli occhi come fa di solito, mi guardava fisso e mi parlava dolcemente con la saggezza dei giusti, di chi non sta raccontando come si fa sesso, ma come si fa l’amore. Mi sono portata dietro il ricordo di quei momenti per tutta la vita, ho imparato a desiderare l’amore non un suo surrogato, e ho compreso che “ogni cosa a suo tempo” come mi diceva sempre mamma e che il gesto in sé non ha alcun valore senza il supporto del cuore. 

Mi sembra che non sia passato neppure un giorno da allora eppure oggi mi ritrovo con una figlia adolescente che ha bisogno di ascoltare quelle parole da me. È un bisogno interiore, inespresso, inconscio. Leggo nei suoi occhi la necessità di essere proiettata verso qualcosa di grande, di prezioso. Ha bisogno di sapere che la sua capacità di accogliere un uomo nel suo corpo, la sua capacità di fare l’amore non è un fatto meccanico, una specie di gioco di società o di parco divertimenti, è il modo con cui le anime si parlano. Si può raccontare tutto questo attraverso un distributore automatico di condom? 




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