
La via della mitezza
di don Silvio Longobardi – s.longobardi@puntofamiglia.net
Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 11,28-30)
In quel tempo, Gesù disse: «Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita. Il mio giogo infatti è dolce e il mio peso leggero»./h4>
Il commento
“Imparate [máthete] da me, che sono mite e umile di cuore” (11,28). Il discepolo è colui che impara. In questo caso non si tratta di ascoltare e apprendere una dottrina in modo da poterla poi ripetere fedelmente. Gesù chiede di vedere quello che Lui fa per assumere il suo stesso stile di vita. Vero discepolo è colui che s’impegna a diventare come il suo Maestro. Coloro che hanno il compito di insegnare la verità del Vangelo non possono accontentarsi di usare le parole più raffinate ma devono fare della loro vita la parola più efficace. Vero maestro è colui che può ripetere con tutta umiltà quanto scrive l’apostolo Paolo: “Le cose che avete imparato, ricevuto, ascoltato e veduto in me, mettetele in pratica” (Fil 4,9). In questo modo, anche chi non sa o non vuole leggere, riceve la verità del Vangelo. Cosa dice a noi la vita di Gesù e come si presenta Lui stesso ai suoi discepoli? Gesù chiede ai discepoli di essere, come Lui, “mite e umile di cuore”. Umiltà e mitezza sono due virtù strettamente collegate, l’umiltà precede e accompagna la mitezza. Solo l’umiltà ci rende miti. Si parla molto dell’umiltà, oggi voglio soffermarmi sulla mitezza che Gesù propone come uno dei sentieri delle beatitudini (Mt 5,5). Essere miti non significa semplicemente rinunciare alla violenza ma acquisire uno stile di benevolenza e di accoglienza che ci rende capaci di costruire relazioni pienamente umane. È uno dei passaggi più difficili perché chiede di vincere l’ira e il rancore che emergono all’improvviso dai bassifondi dell’animo umano e, talvolta, s’impongono con prepotenza. La mitezza domanda di sopprimere ogni parola offensiva e, prima ancora, di soffocare tutti quei pensieri che alimentano un atteggiamento di aggressività nei confronti degli altri. Essere miti come Gesù significa anche non pesare i torti ricevuti ma sanarli con il perdono. La strada è lunga e ben superiore alle nostre forze. Solo lo Spirito Santo può comunicare il dono della fortezza che ci rende capaci di essere testimoni di pace anche nelle situazioni più difficili.
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