BRICIOLE diBriciole di Vangelo - Avvento

23 dicembre 2019

23 Dicembre 2019

L’audacia della fede

di don Silvio Longobardi – s.longobardi@puntofamiglia.net

Dal Vangelo secondo Luca (Lc 1,57-66)
In quei giorni, per Elisabetta si compì il tempo del parto e diede alla luce un figlio. I vicini e i parenti udirono che il Signore aveva manifestato in lei la sua grande misericordia, e si rallegravano con lei. Otto giorni dopo vennero per circoncidere il bambino e volevano chiamarlo con il nome di suo padre, Zaccarìa. Ma sua madre intervenne: «No, si chiamerà Giovanni». Le dissero: «Non c’è nessuno della tua parentela che si chiami con questo nome». Allora domandavano con cenni a suo padre come voleva che si chiamasse. Egli chiese una tavoletta e scrisse: «Giovanni è il suo nome». Tutti furono meravigliati. All’istante gli si aprì la bocca e gli si sciolse la lingua, e parlava benedicendo Dio. Tutti i loro vicini furono presi da timore, e per tutta la regione montuosa della Giudea si discorreva di tutte queste cose. Tutti coloro che le udivano, le custodivano in cuor loro, dicendo: «Che sarà mai questo bambino?». E davvero la mano del Signore era con lui.

Il commento

Volevano chiamarlo con il nome di suo padre, Zaccaria. Ma sua madre intervenne…” (1, 59-60). Fino a quel momento Elisabetta era rimasta nell’ombra, ora invece appare in piena luce e rivendica il diritto di dire la sua. Non è affatto scontato, anzi appare agli altri parenti come una plateale intrusione. Dove trova il coraggio di intervenire e di uscire dall’anonimato sociale in cui erano relegate le donne del suo tempo? La risposta è chiara: questa donna è sospinta dalla fede! Ma è una fede vivificata dalla luce e dalla forza che viene dallo Spirito Santo (1,42). L’incontro con Maria è stato contagioso, ha suscitato nel suo cuore un’audacia che non pensava di avere. Quel giorno Elisabetta è come sospinta dallo Spirito e trova il coraggio di parlare. La fede ci rende protagonisti, non ammette quell’atteggiamento rassegnato di chi resta nell’ombra per non rischiare nulla, ci fa uscire dall’ombra e ci chiede di stare in prima fila. Vale la pena ricordare che la donna non difende le sue opinioni ma custodisce fedelmente la parola che l’angelo aveva consegnato a Zaccaria (Lc 1,13). L’intervento di Elisabetta costringe anche il marito a prendere posizione. Fino a quel momento era rimasto a guardare, ora invece chiede una tavoletta e scrive: “Giovanni è il suo nome” (1,63). La donna precede e orienta le scelte dell’uomo. È questo il vero protagonismo femminile, quello che non cade nella trappola della rivendicazione individuale ma favorisce una comunione coniugale che si misura con la Parola di Dio.

Chiamandolo Giovanni i due sposi intendono fare memoria della grazia ricevuta e nello stesso tempo offrono a Dio quel bambino perché si compia in lui la Sua volontà. In genere chi riceve un dono dopo aver atteso tanto tempo, lo custodisce gelosamente. Elisabetta e Zaccaria invece non lo trattengono ma fin dall’inizio sono pronti a donare quello che hanno ricevuto in dono. Ogni forma di possesso avvolge di sterilità la nostra vita. La disponibilità a donare invece permette alla vita di fiorire come un albero a primavera. Più che chiedere doni, in questi giorni santi, domandiamo che la nostra vita sia un dono.



Briciole di Vangelo

di don Silvio Longobardi

s.longobardi@puntofamiglia.net

“Tutti da Te aspettano che tu dia loro il cibo in tempo opportuno”, dice il salmista. Il buon Dio non fa mancare il pane ai suoi figli. La Parola accompagna e sostiene il cammino della Chiesa, dona luce e forza a coloro che cercano la verità, indica la via della fedeltà. Ogni giorno risuona questa Parola. Ho voluto raccogliere qualche briciola di questo banchetto che rallegra il cuore per condividere con i fratelli la gioia della fede e la speranza del Vangelo.


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