
Attende la luce
di don Silvio Longobardi – s.longobardi@puntofamiglia.net
Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 20,2-8)
Il primo giorno della settimana, Maria di Màgdala corse e andò da Simon Pietro e dall’altro discepolo, quello che Gesù amava, e disse loro: «Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l’hanno posto!». Pietro allora uscì insieme all’altro discepolo e si recarono al sepolcro. Correvano insieme tutti e due, ma l’altro discepolo corse più veloce di Pietro e giunse per primo al sepolcro. Si chinò, vide i teli posati là, ma non entrò. Giunse intanto anche Simon Pietro, che lo seguiva, ed entrò nel sepolcro e osservò i teli posati là, e il sudario – che era stato sul suo capo – non posato là con i teli, ma avvolto in un luogo a parte. Allora entrò anche l’altro discepolo, che era giunto per primo al sepolcro, e vide e credette.
Il commento
“Correvano insieme tutti e due, ma l’altro discepolo corse più veloce di Pietro e giunse per primo al sepolcro” (20,4). Questa immagine descrive bene la personalità e la fede di Giovanni. Non è una persona sdolcinata, come appare in alcune rappresentazioni pittoriche. Al contrario, ha un carattere fin troppo determinato. Fin dall’inizio ha intuito che il Rabbi di Nazaret aveva qualcosa di speciale anche se non poteva vantare titoli e non era ben visto dalle autorità religiose. Ha avuto fiducia in Gesù ed ha lasciato tutto per seguirlo: famiglia, lavoro e reputazione. Nel corso del ministero pubblico ha ricevuto il privilegio di essere considerato uno degli amici più intimi di Gesù. Tutti i momenti più importanti lo vedono in prima fila. Nella cena che precede la Pasqua, quando Gesù annuncia il tradimento, Pietro gli chiede di domandare al Maestro di chi parla (Gv 13,24). Una richiesta che manifesta un particolare legame fiduciale con il Rabbi. Si tratta senza dubbio di un privilegio e di una grazia ma è anche un dono che il discepolo ha saputo conquistare con la sua indiscussa fedeltà. Questo carattere forte e risoluto emerge anche nel momento decisivo. Unico tra gli apostoli, Giovanni non fugge dinanzi alla croce ma resta con il piccolo drappello di donne (Gv 19, 25-27). Questa coraggiosa fedeltà gli permette di raccogliere, insieme a Maria, la Madre di Gesù, le ultime parole del Signore. Forse per questo, come e più degli altri discepoli, attende la luce. L’esperienza vissuta ai piedi della croce lo ha interiormente fortificato, ha rischiarato il dramma della passione e gli ha fatto intravedere un orizzonte meno oscuro. Chi vive la croce in compagnia del Signore rinasce a vita nuova. Il Vangelo che oggi proclamiamo nella liturgia lo presenta mentre entra nella camera sepolcrale ormai vuota: “vide e credette”, sintetizza l’evangelista (20,8). Il Vangelo non dice cosa ha visto, non è necessario. Chi ama non ha bisogno di molte prove, sa riconoscere il mistero anche da piccoli dettagli. È questa fede, semplice e coraggiosa, che oggi chiediamo.
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