2 gennaio 2020

2 Gennaio 2020

Non ascoltano

di don Silvio Longobardi – s.longobardi@puntofamiglia.net

Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 1,19-28)
Questa è la testimonianza di Giovanni, quando i Giudei gli inviarono da Gerusalemme sacerdoti e levìti a interrogarlo: «Tu, chi sei?». Egli confessò e non negò. Confessò: «Io non sono il Cristo». Allora gli chiesero: «Chi sei, dunque? Sei tu Elìa?». «Non lo sono», disse. «Sei tu il profeta?». «No», rispose. Gli dissero allora: «Chi sei? Perché possiamo dare una risposta a coloro che ci hanno mandato. Che cosa dici di te stesso?». Rispose: «Io sono voce di uno che grida nel deserto: Rendete diritta la via del Signore, come disse il profeta Isaìa». Quelli che erano stati inviati venivano dai farisei. Essi lo interrogarono e gli dissero: «Perché dunque tu battezzi, se non sei il Cristo, né Elìa, né il profeta?». Giovanni rispose loro: «Io battezzo nell’acqua. In mezzo a voi sta uno che voi non conoscete, colui che viene dopo di me: a lui io non sono degno di slegare il laccio del sandalo». Questo avvenne in Betània, al di là del Giordano, dove Giovanni stava battezzando.

Il commento

Questa è la testimonianza di Giovanni” (1,9). La prima scena del Quarto Vangelo descrive un vero e proprio interrogatorio, fatto con domande precise e sempre più definite: si passa dal generico “Tu, chi sei?” (1,19), per poi chiedere: “Sei tu Elia?”. E ancora: “Sei tu il profeta?” (1,21). E infine, avendo appurato che Giovanni non si riconosceva in queste figure messianiche, la domanda cruciale: “Perché dunque tu battezzi, se non sei il Cristo, né Elia, né il profeta?” (1,25). Vogliono sapere con chi hanno a che fare. È giusto e doveroso. C’è un solo punto debole: coloro che interrogano, non si lasciano interpellare. Sono bravi e scrupolosi nel chiedere agli altri, ma sono refrattari a rispondere alle domande che Dio rivolge loro attraverso Giovanni. Sono come quei credenti che hanno sempre qualcosa da chiedere a Dio ma non hanno mai tempo per rispondere alle sue domande. L’evangelista sottolinea che sacerdoti e leviti sono stati inviati dai Giudei (1,19), poi precisa che si tratta di farisei (1,24). Hanno un ricevuto un mandato dagli uomini, sono semplici funzionari. Nelle loro parole non c’è la ricerca di Dio, non c’è quella sete interiore che fa dire al salmista: “O Dio, tu sei il mio Dio, all’aurora ti cerco, di te ha sete l’anima mia”. Chi non cerca la luce come un bene essenziale, non riesce a trovarla. I farisei tornano a mani vuote perché non ascoltano con il cuore e non comprendono l’annuncio di Giovanni.

Oggi ricordiamo la nascita di santa Teresa di Lisieux. Fin da piccola recitava una preghiera: “Signore, vi dono il mio cuore, prendetelo se vi fa piacere”. La ricerca della volontà di Dio accompagna anche gli anni della fanciullezza e trova il suo sigillo sulla soglia dell’adolescenza quando percepisce con chiarezza la chiamata e riceve la grazia di corrispondere. Da quel momento un solo desiderio s’impadronisce del suo cuore ed è quello di fare ciò che piace a Gesù. Alla sorella Celina insegna l’arte dell’amore: “Lasciamolo prendere e dare tutto quel che vorrà: la perfezione consiste nel fare la sua volontà” (LT 142, 6 luglio 1893). Mi sembra una buona regola per questo nuovo anno.



Briciole di Vangelo

di don Silvio Longobardi

s.longobardi@puntofamiglia.net

“Tutti da Te aspettano che tu dia loro il cibo in tempo opportuno”, dice il salmista. Il buon Dio non fa mancare il pane ai suoi figli. La Parola accompagna e sostiene il cammino della Chiesa, dona luce e forza a coloro che cercano la verità, indica la via della fedeltà. Ogni giorno risuona questa Parola. Ho voluto raccogliere qualche briciola di questo banchetto che rallegra il cuore per condividere con i fratelli la gioia della fede e la speranza del Vangelo.


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