
Dio accende la luce
di don Silvio Longobardi – s.longobardi@puntofamiglia.net
Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 4,12-17.23-25)
In quel tempo, quando Gesù seppe che Giovanni era stato arrestato, si ritirò nella Galilea, lasciò Nàzaret e andò ad abitare a Cafàrnao, sulla riva del mare, nel territorio di Zàbulon e di Nèftali, perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta Isaìa: «Terra di Zàbulon e terra di Nèftali, sulla via del mare, oltre il Giordano, Galilea delle genti! Il popolo che abitava nelle tenebre vide una grande luce, per quelli che abitavano in regione e ombra di morte una luce è sorta». Da allora Gesù cominciò a predicare e a dire: «Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino». Gesù percorreva tutta la Galilea, insegnando nelle loro sinagoghe, annunciando il vangelo del Regno e guarendo ogni sorta di malattie e di infermità nel popolo. La sua fama si diffuse per tutta la Siria e conducevano a lui tutti i malati, tormentati da varie malattie e dolori, indemoniati, epilettici e paralitici; ed egli li guarì. Grandi folle cominciarono a seguirlo dalla Galilea, dalla Decàpoli, da Gerusalemme, dalla Giudea e da oltre il Giordano.
Il commento
“Il popolo che abitava nelle tenebre vide una grande luce” (4,16). La festa dell’Epifania non chiude il tempo del Natale. La liturgia invita a rileggere quelle pagine evangeliche in cui la luce, fugacemente era apparsa a Betlemme, risplende pienamente nelle parole e nelle opere di Gesù. Sulla soglia di questa grande avventura, come una sorta di introduzione al ministero pubblico del Nazareno, l’evangelista riporta una parola antica (Is 9,1): il profeta Isaia annuncia che proprio quelle popolazioni umiliate, che avevano sperimentato la rovina e l’angoscia, e sembravano condannate a vivere nell’ombra della morte, riceveranno una grande luce, sarà loro data una speranza nuova, potranno tornare a vivere. Tutto questo si compie quando Gesù inizia a predicare in Galilea (4,17). La sua parola è accompagnata fin dall’inizio da segni eloquenti: “conducevano a lui tutti i malati, tormentati da varie malattie e dolori, indemoniati, epilettici e paralitici; ed egli li guarì” (4,24). I gesti di guarigione attirano una folla numerosa. Gesù non si sottrae all’abbraccio della gente e accoglie tutti, vuole così manifestare l’amore di Dio per tutti, soprattutto per i piccoli e i poveri, quelli che non hanno speranza e pensano di essere abbandonati, quelli che non avrebbero avuto alcuna possibilità di ricevere la guarigione. Nelle tenebre che avvolgono il mondo Dio accende sempre una luce.
La cronaca è piena di ombre. Siamo immersi in una storia che suscita non poche inquietudini. E tuttavia, invece di amplificare le ombre, oggi chiediamo la grazia di fare spazio alla luce. Le ombre fanno paura e innalzano muri di diffidenza e di ostilità. La luce invece permette di vedere persone e cose nella loro realtà. Proclamare i valori non basta, impegniamoci ad accendere la luce. Possiamo e dobbiamo seminare parole e gesti capaci di comunicare speranza. Ma ricordiamoci che è Gesù la luce del mondo. È Lui che dobbiamo annunciare, è la sua Parola che deve risuonare. Tutto il resto è solo una conseguenza.
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