Natale

È dopo il Natale che inizia il nostro cammino di cristiani

di Daniela Cristiana Galletto, suora francescana Alcantarina

Le festività natalizie sono da poco terminate, ma la liturgia ci ricorda che c’è bisogno di un cammino appropriato perché Gesù possa “incarnarsi” sul serio nella nostra vita. È nella vita ordinaria di ogni anno che il Natale può diventare concretezza e richiede da parte nostra, fedeltà alla Parola e all’azione di Dio nella nostra vita.

La liturgia del tempo Natale che ci siamo da poco lasciati alle spalle porta in sé qualcosa di più che il semplice ricordo di un’esperienza straordinaria del passato che ha per protagonista un uomo singolare, Gesù di Nazaret. Il Natale non è solo un anniversario, ma innanzitutto la celebrazione di un cammino che per primo Gesù ha vissuto e che anche noi siamo chiamati a percorrere, se vogliamo vivere il nostro Natale, nel “qui ed ora” della nostra esistenza. Un cammino, per essere tale, indica un percorso che si realizza nel tempo e che ha una meta. Se non ci fosse stato il compimento, non avrebbe senso neanche festeggiare l’inizio.

Per questo noi celebriamo gli inizi della vita di Gesù alla luce della Resurrezione: “Il Verbo si fece carne e piantò le tende in mezzo a noi”, dice Giovanni nel prologo del suo Vangelo. Solo se c’è una meta prende forma il cammino: nella sua fedeltà, Dio ha continuamente nutrito il popolo d’Israele con la sua Parola attraverso i profeti e, nella pienezza dei tempi, ha deciso di “dare carne” alla Parola, scegliendo una periferia della storia, un luogo lontano dai riflettori, abitato da persone semplici che ponevano la loro fiducia in Lui. Così è avvenuta la nascita di Gesù Cristo nel tempo, per il di Maria, sua madre.

Ma la perfezione contenuta in questa Parola, forza creatrice che consente lo sviluppo della storia del creato e delle sue creature, è così profonda e straordinaria che non può essere accolta una volta per tutte. Quella che noi chiamiamo “incarnazione” non è solamente la prima fase di questo processo, ma un evento che ha richiesto un cammino di fedeltà e di accoglienza e si è realizzato durante l’intera esistenza di Gesù e fino al suo compimento: la Resurrezione. 

La crescita di Gesù “in sapienza, età e grazia”, come dice Luca nel suo Vangelo, è reale, non una semplice apparenza, non la manifestazione di qualcosa che era già nascosto. Attraverso questo cammino Gesù diventa ciò che ancora non era. In Lui il Verbo prendeva carne in ogni istante, cioè diventava pensiero, decisione, gesto d’amore, perdono dei peccati, compassione per coloro che soffrivano. Tutta la sua vita è segnata da momenti in cui si ritirava sul monte a pregare, perché la preghiera era il momento in cui si metteva in sintonia con la Parola e l’azione di Dio, in modo da poter giungere al traguardo dell’identità di figlio di Dio, cioè acquisire il nome definitivo di figlio. Tutta la sua esistenza è segnata da questa fedeltà al Padre e alla sua Parola.

Leggi anche: Natale, festa dei bambini? No, piuttosto crocevia dell’esistenza di ogni uomo…

In questo modo comprendiamo bene qual è il valore delle decisioni che Gesù prende e delle esperienze che compie. E capiamo anche il significato che hanno avuto, per la sua esistenza, la presenza di Giuseppe e Maria, che lo hanno educato ad amare, a pregare e a riconoscere Dio nella sua vita.

Il cammino di Gesù è diventato paradigma della vita nostra spirituale, cioè di quella vita per cui pian piano anche noi cresciamo come figli di Dio e raggiungiamo la nostra vera identità di figli. Per questo il Natale in noi inizia dopo il tempo di Natale: ogni anno, è nella vita ordinaria che la liturgia che abbiamo celebrato può diventare vera e richiede da parte nostra, fedeltà alla Parola e all’azione di Dio nella nostra vita. È qui che si gioca tutto il senso della nostra esperienza sulla terra: anche noi, come Gesù, all’inizio, non capivamo nulla, ma pian piano, attraverso coloro che ci hanno amato, abbiamo percorso le strade della consapevolezza e della libertà ed è iniziata la nostra avventura per diventare sempre più figli di Dio. E quando si inizia a vivere la vita spirituale, cioè la vita dei figli di Dio, tutte le situazioni, anche quelle negative, quelle imperfette, quelle di fallimento, acquistano un significato positivo, perché cambia la prospettiva da cui guardiamo ciò che ci accade. 

Solo allora diventa possibile cogliere il segreto della pace proclamata sulla culla di Betlemme: essa non è assenza di conflitti o di imperfezioni, successo totale, armonia perfetta. È la pace che sorge dalla capacità di vivere tutte le situazioni in modo positivo, cioè crescendo interiormente, perché solo così tutto acquista un altro significato e anche ciò che è negativo diventa un’occasione per far crescere in noi la dimensione della figliolanza. 

Auguriamoci allora per questo nuovo anno la gioia profonda, quella che viene dalla presenza di Dio nelle nostre vite e dalla certezza che la Sua Parola in noi può diventare carne, cioè pensiero, decisione, fraternità. Chiediamo al Signore questa fedeltà, per arrivare un giorno ad essere proclamati figli di Dio per sempre.




Aiutaci a continuare la nostra missione: contagiare la famiglia della buona notizia

Cari lettori di Punto Famiglia,
stiamo vivendo un tempo di prova e di preoccupazione riguardo il presente e il futuro. Questo virus è entrato prepotentemente nella nostra quotidianità e ci ha obbligati a rivedere i tempi del lavoro, delle amicizie, delle Celebrazioni. Insomma, ha rivoluzionato tutta la nostra vita e non sappiamo fin dove ci porterà e per quanto tempo. Ci fidiamo delle indicazioni che provengono dal Governo e dagli organi sanitari preposti ma nello stesso tempo manifestiamo con la nostra fede che “il Signore ci guiderà sempre” (cfr Is 58,11).

CONTINUA A LEGGERE



ANNUNCIO

ANNUNCIO

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Per commentare bisogna accettare l'informativa sulla privacy.