
Parole nuove
di don Silvio Longobardi – s.longobardi@puntofamiglia.net
Dal Vangelo secondo Luca (Lc 4,14-22a)
In quel tempo, Gesù ritornò in Galilea con la potenza dello Spirito e la sua fama si diffuse in tutta la regione. Insegnava nelle loro sinagoghe e gli rendevano lode. Venne a Nàzaret, dove era cresciuto, e secondo il suo solito, di sabato, entrò nella sinagoga e si alzò a leggere. Gli fu dato il rotolo del profeta Isaìa; aprì il rotolo e trovò il passo dove era scritto: «Lo Spirito del Signore è sopra di me; per questo mi ha consacrato con l’unzione, e mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio, a proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista; a rimettere in libertà gli oppressi e proclamare l’anno di grazia del Signore». Riavvolse il rotolo, lo riconsegnò all’inserviente e sedette. Nella sinagoga, gli occhi di tutti erano fissi su di lui. Allora cominciò a dire loro: «Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato».Tutti gli davano testimonianza ed erano meravigliati delle parole di grazia che uscivano dalla sua bocca.
Il commento
“Ritornò in Galilea con la potenza dello Spirito” (4,14). I Vangeli sinottici sono concordi nel presentare la missione di Gesù come un itinerario che inizia con il battesimo, passa attraverso il deserto e si manifesta nella predicazione. Luca presenta una specificità, richiama fin dalle prime battute la presenza e l’opera dello Spirito e mostra così che il Paraclito non appare soltanto nei momenti più eclatanti ma accompagna tutta la missione come un indispensabile alleato. La sua è una presenza discreta ma feconda. Non è un dettaglio secondario perché mette in luce la comunione trinitaria: Gesù è il Figlio inviato dal Padre che opera per mezzo dello Spirito. È tutta la Trinità che parla e agisce attraverso di Lui. È interessante notare che in questa prima fase del ministero l’evangelista non fa alcun riferimento ai segni prodigiosi, si limita a citare l’insegnamento: “La sua fama si diffuse in tutta la regione, insegnava nelle loro sinagoghe e gli rendevano lode” (4, 14-15). Per la prima volta troviamo il verbo insegnare [didáskein] che tornerà tante altre volte nei Vangeli sempre e solo in riferimento a Gesù. Un modo per dire che è Lui l’unico Maestro. Lui solo ha il mandato di insegnare con autorità. Lui solo parla in nome di Dio. Lui solo annuncia e rivela l’identità dell’uomo. Questo ministero fa parte dei capi di accusa che i suoi avversari presenteranno a Pilato per chiedere la sua condanna: “Costui solleva il popolo, insegnando per tutta la Giudea, dopo aver cominciato dalla Galilea” (23,5). Evidentemente questo insegnamento non è innocuo, non cammina nei sentieri del già detto ma contiene una particolare forza rivoluzionaria. Con questa veste Gesù si presenta nella sinagoga di Nazaret (4,16): da una parte legge la parola dei profeti, come un qualsiasi discepolo; e dall’altra, con l’autorità del Maestro, annuncia che tutto si compie nella sua persona. “Gli occhi di tutti erano fissi su di lui” (4,20). Oggi chiediamo la grazia di fissare lo sguardo su Gesù, riconoscendolo come l’unico Maestro, l’unico che può insegnarci a fare della vita una parola nuova.
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