
C’è da lottare
di don Silvio Longobardi – s.longobardi@puntofamiglia.net
Dal Vangelo secondo Marco (Mc 1,21b-28)
In quel tempo, Gesù, entrato di sabato nella sinagoga, [a Cafarnao,] insegnava. Ed erano stupìti del suo insegnamento: egli infatti insegnava loro come uno che ha autorità, e non come gli scribi. Ed ecco, nella loro sinagoga vi era un uomo posseduto da uno spirito impuro e cominciò a gridare, dicendo: «Che vuoi da noi, Gesù Nazareno? Sei venuto a rovinarci? Io so chi tu sei: il santo di Dio!». E Gesù gli ordinò severamente: «Taci! Esci da lui!». E lo spirito impuro, straziandolo e gridando forte, uscì da lui. Tutti furono presi da timore, tanto che si chiedevano a vicenda: «Che è mai questo? Un insegnamento nuovo, dato con autorità. Comanda persino agli spiriti impuri e gli obbediscono!». La sua fama si diffuse subito dovunque, in tutta la regione della Galilea.
Il commento
“Nella loro sinagoga vi era un uomo posseduto da uno spirito impuro” (1,23). Marco pone questa scena subito dopo il primo annuncio. Il Vangelo di Dio si scontra con il maligno che opera in modo insidioso e s’insinua anche nei luoghi santi. Per vincere il male non basta appellarsi alla coscienza morale dell’uomo, occorre allontanare il maligno. È un’opera che noi non sappiamo fare. Abbiamo bisogno di Gesù. La sua parola è potente ma non può impedire al male di… far male: “Lo spirito impuro, straziandolo e gridando forte, uscì da lui” (1,26). Quest’espressione lascia intravedere il faticoso e doloroso impegno di conversione. Il rinnovamento interiore è un processo che non può avvenire in anestesia, senza alcuna sofferenza. Se non siamo pronti a fare questa battaglia la conversione resta una pia illusione o, peggio ancora, un maquillage superficiale. Se come presbiteri e catechisti non siamo pronti ad accompagnare i fratelli, dando loro le giuste indicazioni, soffrendo con loro e per loro ma anche invitandoli a restare fedeli, il male non se ne va, resta accovacciato alla porta, pronto a rientrare alla prima…distrazione. La conversione è una battaglia che dura tutta la vita. Non possiamo evitare le tentazioni e le complicazioni improvvise, quelle che scoprono quanto siamo vulnerabili. Lo dicono i santi che hanno vinto perché… hanno combattuto. La vita santa è quella in cui il maligno resta sulla porta, cercando sempre d’intrufolarsi. Chi è vigilante è capace di tenerlo lontano, almeno per quanto riguarda le scelte più importanti. Ma può accadere che nelle pieghe del quotidiano, quando l’attenzione diminuisce, sperimentiamo la nostra inguaribile fragilità. In questo caso dobbiamo imparare a ricominciare subito, senza permettere al maligno di mettere radici. Oggi chiediamo la grazia di essere più attenti per custodire la purezza della fede. Lo faremo con maggiore convinzione se abbiamo e coltiviamo la certezza che è venuto Colui che vince il male. Rimanendo uniti a Gesù possiamo combattere e vincere la buona battaglia.
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