
Mancano gli otri
di don Silvio Longobardi – s.longobardi@puntofamiglia.net
Dal Vangelo secondo Marco (Mc 2,18-22)
In quel tempo, i discepoli di Giovanni e i farisei stavano facendo un digiuno. Vennero da Gesù e gli dissero: «Perché i discepoli di Giovanni e i discepoli dei farisei digiunano, mentre i tuoi discepoli non digiunano?». Gesù disse loro: «Possono forse digiunare gli invitati a nozze, quando lo sposo è con loro? Finché hanno lo sposo con loro, non possono digiunare. Ma verranno giorni quando lo sposo sarà loro tolto: allora, in quel giorno, digiuneranno. Nessuno cuce un pezzo di stoffa grezza su un vestito vecchio; altrimenti il rattoppo nuovo porta via qualcosa alla stoffa vecchia e lo strappo diventa peggiore. E nessuno versa vino nuovo in otri vecchi, altrimenti il vino spaccherà gli otri, e si perdono vino e otri. Ma vino nuovo in otri nuovi!».
Il commento
“Nessuno versa vino nuovo in otri vecchi” (2,22). Non basta avere il vino nuovo se gli otri non vengono rinnovati. La carica rivoluzionaria del Vangelo perde valore se viene vissuta nel contesto di una religiosità formale che resta confinata nei gesti esteriori della preghiera e della liturgia. Il cristianesimo non promuove un’operazione estetica ma chiede un cambiamento radicale, propone un modo diverso di intendere il rapporto con Dio. Non basta cambiare la formula orante. Siamo chiamati a fare di tutta la vita il luogo visibile della presenza di Dio. Le buone intenzioni non bastano, la fede deve promuovere una personalità matura che presenta tre fondamentali caratteristiche. In primo luogo acquisire quella necessaria umiltà che allontana ogni forma di protagonismo e ogni istintivo tentativo di occupare la scena, perché Dio solo possa avere il primo posto. Dobbiamo poi coltivare una doverosa intraprendenza missionaria fatta di impegno, responsabilità, creatività, capacità profetica. E infine, dobbiamo imparare ad accettare la fatica e tutti quei sacrifici nascosti nella vita quotidiana che offrono l’opportunità di testimoniare la fecondità della croce. Questo cammino non avviene in un giorno e richiede senza dubbio non poco impegno. L’opera di Dio non agisce automaticamente ma richiede la nostra fattiva collaborazione. Le parabole evangeliche mostrano sempre una necessaria alleanza tra Dio e l’uomo: il vino nuovo ha bisogno di otri nuovi, il seme ha bisogno di una terra che lo accoglie, lo custodisce e lo fa germogliare. La nostra disponibilità consiste essenzialmente nello stare ogni giorno dinanzi a Dio per lasciarci plasmare e trasformare dallo Spirito. È questo il punto di partenza di un rinnovamento che, se fatto con coerenza, abbraccia tutta la vita. Colui che dà il vino nuovo è lo stesso che ci rende otri nuovi. Gesù avverte che se il recipiente non è adatto “si perdono vino e otri”. Consapevoli di questa responsabilità, oggi chiediamo la grazia di diventare otri nuovi, perché la novità del Vangelo non venga annacquata.
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